martedì 7 aprile 2009

RaiNews24 - Gli stipendi corrono più dell'inflazione: 3,5% per le retribuzioni a febbraio

RaiNews24 "Gli stipendi corrono più dell'inflazione: 3,5% per le retribuzioni a febbraio
I dati forniti dall'Istat
I dati forniti dall'Istat

Le retribuzioni contrattuali orarie a febbraio sono cresciute dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 3,5% rispetto a febbraio 2008. A gennaio si è registrato un
aumento tendenziale del 4,3% e congiunturale dello 0,8%. Lo comunica l'Istat. L'inflazione si è attestata nei primi due mesi dell'anno a +1,6%.

Diminuiscono le ore di sciopero nel 2008
Lo scorso anno infatti, comunica l'Istat, il numero totale delleore non lavorate per conflitti (originati dal rapporto di lavoro) è stato di 5,1 milioni, il 22,4% in meno rispetto al valore dell'anno 2007; il 59,6% è, spiega l'Istat, da imputare al rinnovo del contratto di lavoro.

A febbraio 2009 la quota di dipendenti in attesa di rinnovo contrattuale, aggiunge l'Istat, relativamente all'intera economia, è stata pari al 18,7%, in diminuzione rispetto al gennaio 2009, (quando erano il 28,9%) e in marcata riduzione rispetto a febbraio 2008 (55,45)."

«Cadute anche le case nuove» Il bluff dei palazzi anti-sismici

I found this fascinating quote today:



L'AQUILA - Le parole che fanno più male: «Un terremo­to così in California non avrebbe provocato nemmeno un morto». Le pronuncia Franco Barberi, presidente della Commissione grandi ri­schi. Poco prima il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialen­te, ha lanciato il suo allarme: «Qui sono cadute anche le ca­se nuove». E allora Barberi passa all’attacco: «Se è vero che anche edifici che avrebbe­ro dovuto essere costruiti in base alle normative antisismi­che hanno subito danni irra­gionevoli — spiega —, allora si pone il problema del con­trollo della qualità delle co­struzioni. In particolare per le strutture pubbliche e strategi­che: ospedali, scuole, edifici del governo». E invece: l’ospe­dale, un presidio che non do­vrebbe solo restare in piedi ma anche funzionare in emer­genza, è stato evacuato e di­chiarato inagibile. La Casa del­lo Studente, costruita a metà degli anni Sessanta è crollata. Come l’hotel «Duca degli Abruzzi», che non era in un palazzo di pietra antica ed è collassato, si è accartocciato su se stesso. O la chiesa di Tempera, a sette chilometri dall’Aquila, che era un edifi­cio moderno. E i tanti palazzi dei quartieri periferici, case da edilizia popolare, non abi­tazioni vecchie di secoli: con i muri crepati, gli androni in marmo sventrati.«Cadute anche le case nuove» Il bluff dei palazzi anti-sismici, Apr 2009



You should read the whole article.

domenica 5 aprile 2009

LA PERMAFLEX DI LICIO GELLI

No a lico Gelli e alla P2!Image by Alessio85 via Flickr

Da Licio Gelli a Giacomo Riina un pezzo di storia italiana lungo 50 anni ha viaggiato disteso sul più comodo e pubblicizzato dei materassi nazionali, il Permaflex a molle dell’omino in pigiama.

Figura chiave di una avventura iniziata nel 1952 è Giovanni Pofferi, un commerciante ambulante che nel primo dopo guerra vendeva formaggi nella bassa Toscana, e che subito dopo scopre il business degli stracci, roba che non si paga ma che qualcuno però compra. Dagli stracci ai materassi di lana il passo è breve. Pofferi è un vulcano. Ed è un bell’uomo .”Sembrava Amedeo Nazzari” ricorda qualcuno che lo ricorda al principio degli anni 50.
Poi il bel Giovanni incontra e sposa una nobildonna toscana che lo introduce in ambienti per lui fin o allora sconosciuti. Conosce Augusto Fontani e quando questi di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti gli racconta di certi materassi a molle inventati dagli americani, Giovanni Pofferi abituato a riempire di lana i materassi, commenta: ” Forti ’sti Americani vendono l’aria”. Ma l’idea funziona.
Nella primavera del 1952 quattro materassi a molle con il nome Piumaflex vengono presentati alla fiera campionaria di Milano. Il brevetto delle 167 molle che tengono insieme il materasso è firmato dall’ingegnere Santini. Il primo stabilimento lo mettono su a Calenzano, si chiama Uno Più viaggiano su e giù per l’Italia, tra mercati e fiere di paese, secondo l’idea madre dell’ambulante Pofferi convinto che la gente debba toccare con mano la merce da comprare. Pochi mesi più tardi siamo nel dicembre 1953, il tandem Pofferi - Fantoni inaugura il primo punto vendita di materassi a molle nella centralissima via San Quintino a Torino. E’ un successo. Subito dopo altri punti vendita vengono aperti a Milano, Bologna, Napoli e Palermo. Un trionfo. Viene inaugurato un nuovo stabilimento a Pistoia, che produce una linea di mobili e materassi per le cliniche. E’ allora che Gianni Pofferi conosce Licio Gelli: è la svolta.
Il 27 novembre 1956 nasce il marchio Permaflex, con un logo disegnato nello studio Tosta di Bologna. Gelli trova subito i contatti giusti e Permaflex sbarca a Frosinone, in area di cassa per il Mezzogiorno.
Il” venerabile” è direttore dello stabilimento ciociaro.
Un gruppetto di bambini scatenati balla tutte le sere, a Carosello, su un materasso a molle Permaflex mentre una voce fuori campo li accompagna intonando l’indimenticabile ” bidibodibu”.
E’ il boom del materasso che entra in tutte le case italiane.
Nei primissimi anni 70′ il fatturato annuo della Permaflex si aggira sui 100 miliardi di lire. Ma allora Licio Gelli se n’era già andato sbattendo la porta, non prima di aver procurato all’azienda contratti per la fornitura di materassi in tutte le carceri italiane, commesse per l’esercito e per gli ospedali. La morte della Permaflex si è palesata con l’uscita di scena dell’intrapprendente e futuro Venerabile Maestro dalla società.
Durante la sua direzione nello stabilimento di Frosinone era sempre stato un via vai di politici ministri, vescovi e generali. Poi è la crisi. Fantoni se ne va. I Pofferi si trasferiscono all’estero. Naturalmente Gelli nello stesso tempo diventerà l’uomo più ricco e potente d’Italia
L’azienda si barcamena come può. Fino al 1996, quando l’industriale napoletano Raffaele Veneruso, già acquirente di un’azienda appartenuta a Pofferi, l’aeronautica Avion-interiors, acquista anche la Permaflex, trasferendo nelle sue mani l’impero aziendale dei Pofferi. La promessa è quella di un rilancio.
Nei primi mesi del 97 azienda e sindacati siglano un accordo che prevede l’investimento di 12 miliardi in 24 mesi e una produzione di 250 mila reti e 300 mila materassi l’anno. Invece soltanto pochi mesi dopo arrivano le prime quattro settimane di casa integrazione.
Già a dicembre 1997 viene interrotta la produzione . Nel febbraio del 1999 la società sposta la propria sede da Frosinone a Latina, dove non ha nemmeno un ufficio né un telefono.
Perché? Il 20 luglio la Permaflex SPA che intanto è diventata Flex SPA, avanza al tribunale di Latina la richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo. Presto fatto.
Il 27 luglio la richiesta viene accolta. Le garanzie che la società offre per fronteggiare una voragine di 60 miliardi, sono costituite dagli immobili di Frosinone e Pistoia e soprattutto da un preliminare accordo sottoscritto con Pac 2000, del gruppo Conad, disposta ad offrire circa 30 miliardi per gli stabilimenti di Frosinone e Pistoia, ma ad un patto. Che il comune di Frosinone conceda il cambio di destinazione dell’ area, trasformandola da industriale in commerciale.
Un affare colossale per gli acquirenti, ma se si vogliono salvare i creditori e garantire il posto di lavoro ai 256 cassaintegrati, non c’è altra via d’uscita. Ma non è semplice: trasformare quell’area come vorrebbe Pac2000 significherebbe pregiudicare l’assetto della grande distribuzione di Frosinone almeno per i prossimi vent’anni a tutto danno degli insediamenti già presenti.
Un’idea che nel capoluogo ciociaro non può passare, e che probabilmente il tribunale di Frosinone non avrebbe mai accettato come presupposto per l’ammissione al concordato preventivo. Ecco perché il trasferimento di sede a Latina. Intranto il commissario giudiziale della Flex scopre che alla vigilia della richiesta di concordato preventivo la nuda proprietà dei marchi Permaflex e ondaflex era stata ceduta alla Eminflex Servicios e Investimentos Lda di Giacomo Commendatore, dalla famiglia citata in un rapporto del 1997 a cura del ministero dell’interno come una delle centrali criminose dell’Emilia Romagna, riconducibile al clan di Giacomo Riina, boss mafioso di Corleone finito a Budrio nel 1982 per ordine del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto. Giacomo Riina che diventa il contabile della Eminflex, Budrio che è il punto di partenza delle fortune del marchio con l’ elefantino, quello dell’azienda che commercia materassi con il sistema della televendita. Contemporaneamente la Permaflex cede anche il diritto d’uso dei suoi marchi stavolta alla lussemburghese Europartimmo S.A. La cessione della nuda proprietà dei marchi ha ufficialmente fruttato 4 miliardi alla Flex SPA, ma quando la procura della repubblica di Latina ha cominciato a mettere il naso negli affari della Flex, gli investigatori della guardia di finanza non avevano potuto fare a meno di domandare al signor Giacomo Commendatore perché avesse speso del denaro per un marchio che non avrebbe potuto usare. “Ho accettato di firmare quel preliminare” aveva spiegato l’imprenditore catanese” solo dopo aver avuto la certezza della possibilità di acquisto, per il tramite della lussemburghese F&R International del diritto di uno dei marchi di cui stiamo parlando”.
E c’è riuscito perché la pubblicità Permaflex _Eminflex viaggia insieme sulle reti FININVEST. Come c’era riuscito? Il 3 agosto 99 la F&R International aveva acquistato dalla Airtrade Ltd il 100% delle azioni della Europartimmo SS. al prezzo di 9,5 miliardi di lire.
Questa complessa operazione viene effettuata tra società off/Shore, tutte aventi sede in paradisi fiscali; la Europartimmo viene costituita nel giugno 1998, soltanto quattro mesi prima dell’acquisto del diritto d’uso dei marchi Permaflex e Ondaflex; la Airtrade Ltd società venditrice delle azioni Europartimmo alla F&R International s.a ha sede in Tartola, Road Tawn, Isole Vergini Britanniche, ossia nella stessa località dove ha sede la Flightequipment & marketing Ltd, società off-shore facente capo alla famiglia Veneruso; il pagamento del prezzo (9,5 miliardi) viene effettuato dalla società acquirente alla venditrice con l’intervento di un istituto di credito lussemburghese che opera sulla stesa piazza della banca di Roma fideiussore del finanziamento di originari 10,5 milioni di Us $ erogato alla Aviointeriors SPA di Latina dalla banca di Roma di Francoforte. Per i magistrati di Latina che indagano sul caso Flex ce n’è abbastanza per formare il legittimo convincimento che ci si trovi in presenza di un operazione fraudolenta posta in essere al solo fine di sottrarre attivo ai creditori della procedura concorsuale che di lì a poco sarebbe stata avviata. I 4 miliardi provento della cessione della nuda proprietà dei marchi ci sono, li ha vincolati il commissario giudiziale , ma i circa 10 miliardi dell’operazione sottostante la vendita del diritto d’uso sono spariti. La Procura della Repubblica di Latina chiede la declaratoria di fallimento. Ma il cambio di sede a Latina non era stato casuale. Cominciano una serie di rinvii che tengono il giudice delegato lontano dalla pronuncia sulla richiesta di fallimento, ed anche dalla decisione sulla omologa del concordato o meno. Persino il commissario giudiziale della Flex si esprime ripetutamente per il fallimento. Niente. L’affare del cambio di destinazione d’uso nell’area dello stabilimento di Frosinone è troppo appetibile. Si temporeggia all’infinito.
Finché una settimana fa assumendo da solo l’iniziativa, il giudice Guido Cerasoli convoca una seduta collegiale e dichiara fallita la Flex. E’ la fine in agguato c’è ora un’ipotesi di bancarotta . L’omino in pigiama è sempre lì che dorme , un omino in sonno avrebbe detto l’ex direttore e gran maestro Licio Gelli e la Eminflex continua le sue televendite, quel miracolo che ha consentito all’azienda di Giacomo Commendatore di veder lievitare il fatturato dai 14 miliardi del 1990 ai 118 del 1994 con un incremento del 60 per cento. Un miracolo reso possibile grazie all’approdo di quella che era una volta una piccola e sconosciuta azienda alla Pubblitalia di Marcello Dell’Utri.
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LA PERMAFLEX DI LICIO GELLI « L’Italia nero su bianco
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Cgil: in due anni 600mila giovani non troveranno lavoro

Cgil: in due anni 600mila giovani non troveranno lavoro
Ieri la manifestazione della Cgil
Ieri la manifestazione della Cgil

"Avremo tra il 2009 e il 2010 600 mila giovani disoccupati in piu". Ospite di 'Domenica In' il segretario confederale della Cgil, Agostino Megale, anticipa con questa drammatica stima i dati di una recente ricerca di Ires - Cgil.

Secondo Megale "una crisi cosi' pesante colpisce tutti, ma in modo particolare una fascia, quella dei giovani. Tra il 2009 e il 2010 avremo 600 mila giovani disoccupati in più. Nella fascia sotto i 35 anni 2 giovani su 10 non troveranno lavoro, e il tasso di disoccupazione passera' dal 22% al 34%".

Sulle differenze con Cisl e Uil Megale ha spiegato che "per quanto mi riguarda penso solo al fatto che la crisi ha bisogno di unità. Le divisioni sindacali nella crisi non
aiutano i lavoratori. Quando avanziamo richiesta di un tavolo nei confronti di un governo noi vorremmo anche la Cisl, la Uil e le imprese". Ma su questo terreno è duro il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, intervistato da Sky Tg24: quella di ieri, accusa, "è stata una manifestazione elettorale, in vista delle elezioni europee. Il sindacato sbaglia quando fa così perché deve stare lontano dalla politica e avere come interlocutore ogni governo". Per Bonanni si è trattato di "una manifestazione contro i sindacati (Cisl e Uil, ndr) che hanno firmato la riforma del sistema contrattuale".



RaiNews24
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mercoledì 1 aprile 2009

Russia: libertà di stampa ucciso Serghiei Protazanov, attivisti nel mirino

berlusconi sparaImage by Alessio85 via Flickr

Russia: libertà di stampa ucciso Serghiei Protazanov, attivisti nel mirino: "putin berlusconi mitragliatina

Russia e libertà di stampa: dopo il nulla del processo Politkovskaya, uno si aspetterebbe per Medvedev lo stesso sprezzo che si riserva a una qualunque dittatura terrestre. Invece ci si dimentica che la gente che scrive crepa con un pò troppa frequenza nella ex terra dei soviet:

Serghiei Protazanov lavorava per Il consenso civile, un quotidiano d’opposizione di Khimki, alle porte di Mosca. Ievghenia Cirikova, leader di un movimento ecologista locale, ha riferito all’agenzia Interfax che “è deceduto lunedì in ospedale dopo essere stato aggredito e brutalmente picchiato da sconosciuti il giorno precedente”

E uno. Non solo, ci sono anche attivisti, come Lev Ponomariov

L’agguato è stato compiuto da alcuni sconosciuti che gli si erano avvicinati con il pretesto di una sigaretta dopo che aveva parcheggiato l’auto per rincasare. Oggi Ponomariov è stato dimesso dall’ospedale. La moglie, citata dall’agenzia Interfax, ha riferito che il marito è tornato a casa dopo gli esami cui è stato sottoposto e che le sue condizioni non sono gravi

Torna utile sempre ricordarsi della foto sopra - la simpatica mitragliatina! - e dell’elenco che vi ri-pubblico tutte le volte. Dopo il salto."

1.

Antonio Russo, giornalista di Radio Radicale, ucciso in Georgia attraverso lo schiacciamento del torace, un metodo tipico dei servizi segreti sovietici. Russo era in procinto di rientrare in Italia per portare nuove testimonianze e documenti sull’atrocità della guerra in Cecenia. Il suo corpo privo di vita è stato trovato sulla strada dove si trovava la base russa di Vasiani
2.

Ilyas Shurpayev , giornalista Dagestano responsabile per la copertura delle notizie del Caucaso Settentrionale su Channel One; muore strangolato con una cintura a Mosca.
3.

Gaji Abashilov, responsabile della Tv di Stato del Daghestan, VGTRK, fucilato nella sua auto.
4.

Magomed Yevloyev, proprietario di Ingushetiya.ru, ucciso a colpi di pistola in un’auto della polizia.
5.

Khabarovsk Konstantin Brovko, giornalista della compagnia televisiva “Gubernia”, ucciso a Khabarovsk.
6.

Ivan Safronov, militare opinionista del quotidiano “Kommersant”. Morto a Mosca il 2 marzo; la causa della sua morte non è mai stata chiarita.
7.

Vadim Kuznetsov, redattore capo della rivista “World and home. Saint Petersburg”, ucciso a San Pietroburgo.
8.

Vaghif Kochetkov, del quotidiano Trud (Labor), ucciso a Tula;
9.

Ilya Zimin, ha lavorato per il canale televisivo NTV Russia, ucciso a Mosca.
10.

Vyacheslav Akatov, reporter speciale dello show televisivo “Business Mosca”, ucciso a Mosca.
11.

Anton Kretenchuk, cameraman del canale TV 38 °, ucciso a Rostov-on-Don;
12.

Yevgeny Gerasimenko, del giornale “Saratovsky Rasklad”, ucciso a Saratov;
13.

Vlad Kidanov, giornalista freelance, del Cheboksary;
14.

Alexander Petrov, redattore capo, della rivista “Right for Choice”, ucciso vicino a Omsk – nella Repubblica di Altai.
15.

Vyacheslav Plotnikov, reporter del canale “41a TV Channel”, Voronezh;
16.

Anna Politkovskaja, del quotidiano Novaya Gazeta, Mosca,
17.

Anatoly Voronin, capo del settore commercio di ITAR-TASS; Mosca.
18.

Pavel Makeyev, reporter per la SocietàTNT-Pulse, Rostov-sul-Don;
19.

Magomedzaghid Varisov, Makhachkala;
20.

Alexander Pitersky, reporter di Radio Baltika, San Pietroburgo;
21.

Vladimir Pashutin, del giornale Smolensky Literator, Smolensk;
22.

Tamirlan Kazikhanov, capo del servizio stampa Anti-terrorismo del Centro Russian Ministry of Internal Affairs’s, Dipartimento per il Distretto Federale Meridionale, Nalchik;
23.

Kira Lezhneva, cronista del quotidiano “Kamensky Worker “, nella regione di Sverdlovsk
24.

Yefim Sukhanov, ATK-Media, Archangelsk;
25.

Farit Urazbayev, cameraman, Vladivostok TV / Radio Company, città di Vladivostok;
26.

Adlan Khassanov, Reuters reporter, ucciso a Grozny;
27.

Shangysh Mondush, corrispondente per il quotidiano Khemchiktin Syldyzy, Repubblica di Tuya
28.

Paul Klebnikov, redattore della versione russa di Forbes Magazine, Mosca;
29.

Payl Peloyan, redattore della rivista Armyansky Pereulok, Mosca;
30.

Zoya Ivanova, dell’ emittente televisiva BGTRK, Repubblica di Buryatia;
31.

Vladimir Pritchin, redattore capo del canale Nord Baikal TV / Radio Company, Repubblica di Buryatia;
32.

Ian Travinsky, San Pietroburgo, ucciso a Irkutsk,
33.

Aleksei Sidorov, Tolyatinskoye Obozreniye. È il secondo redattore capo del giornale locale, “Tolyatinskoye Obozreniye” ad essere ucciso.
34.

Yuri Shchekochikhin, Novaya Gazeta, Mosca. Vice redattore della Novaya Gazeta, morì pochi giorni prima del suo viaggio in programma negli Stati Uniti d’America per discutere i risultati della sua inchiesta giornalistica con i funzionari dell’FBI. Ha investigato su alcuni scandali di corruzione delle che ha coinvolto alti funzionari FSB. Shchekochikhin è morto per un “grave reazione allergica” ad una sostanza che presumibilmente è stata identificata come tallio.
35.

Dmitry Shvets, della TV-21 Northwestern Broadcasting, morto a Murmansk. E’ stato vice direttore della stazione televisiva indipendente TV-21 Northwestern Broadcasting. E’ stato ucciso al di fuori del suo ufficio. Shvets’ aveva detto ai colleghi di aver ricevuto molteplici minacce per la sua relazione sugli influenti politici locali.
36.

Natalia Skryl, del giornale Nashe Vremya, città di Taganrog;
37.

Konstantin Pogodin, Novoye, del quotidiano Delo, città di Niznij Novgorod;
38.

Valeri Batuev, giornale di Moscow News, Mosca;
39.

Sergei Kalinovski, Moskovskiy Komsomolets, Smolensk;
40.

Vitali Sakhn-Val’da, fotoreporter, della città di Kursk;
41.

Leonid Shevchenko,del giornale Pervoye Chteniye , Volgograd;
42.

Valeri Ivanov, redattore capo del Tol’yattinskoye Obozrenie , nella regione Samara;
43.

Sergei Zhabin, al servizio stampa del governatore della regione di Mosca;
44.

Nikolai Vasiliev, di Cheboksary , Chuvashia;
45.

Leonid Kuznetsov, del giornale Mescherskaya Nov’ , della regione di Ryazan;
46.

Paavo Voutilainen, redattore principale della rivista Kareliya, Kareliya;
47.

Roddy Scott, della Frontline-TV inglese.
48.

Alexandr Plotnikov, del giornale Gostiny Dvor, della città di Tyumen;
49.

Oleg Sedinko, fondatore della Novaja Volna TV e Radio Company, di Vladivostok;
50.

Nikolai Razmolodin, direttore generale della Europroject TV e Radio Company, Ulyanovsk
51.

Igor Salikov, capo del Dipartimento di informazioni di sicurezza dei Moskovskiy Komsomolets, giornale in Penza;
52.

Leonid Plotnikov, della casa editrice “Periodici di Mari-El”, Yoshkar-Ola.
53.

Eduard Markevich, curatore ed editore del giornale locale Novy Reft, a Sverdlovsk. Viene trovato morto, colpito alla schiena. Ha spesso criticato i funzionari locali ed aveva ricevuto minacce prima dell’assassinio.
54.

Vladimir Yatsina, corrispondente di ITAR-TASS, rapito e poi ucciso da un gruppo di Wahhabis in Cecenia
55.

Aleksandr Yefremov, Cecenia. Fotoreporter della Siberia occidentale del giornale Nashe Vremya, ucciso in Cecenia dai ribelli.
56.

Igor Domnikov, dalla Novaya Gazeta, Mosca. Uno sconosciuto assassino lo colpisce ripetutamente alla testa con un martello, all’ingresso del suo palazzo a Mosca. L’assassino non è mai stato trovato.
57.

Sergey Novikov, Radio Vesna, Smolensk. E’ colpito e ucciso nel vano scala del suo appartamento. Ha spesso criticato il governo di Smolensk.
58.

Iskandar Khatloni, Radio Free Europe, Mosca. È ucciso di notte con un ascia nel suo appartamento di Mosca da uno sconosciuto. Khatloni lavorava sugli abusi dei diritti umani in Cecenia.
59.

Sergey Ivanov, Lada-TV. E’ colpito cinque volte alla testa e al torace davanti al suo palazzo. È stato direttore della Lada-TV, la più grande televisione indipendente nel Togliattigrad.
60.

Adam Tepsurgayev, Reuters. Cameraman ceceno, ha prodotto la maggior parte delle riprese Reuters’ dalla Cecenia nel 2000, tra cui gli scatti del ribelle ceceno Shamil Basayev.
61.

Cynthia Elbaum. fotografo per Time magazine, Cynthia èstata uccisa nel corso di bombardamenti russi nel 1994.
62.

Vladimir Zhitarenko, veterano militare corrispondente per le forze armate russe per il quotidiano Krasnaya Zvezda (Stella Rossa), è colpito da due proiettili di un cecchino al di fuori della città di Tolstoy-Yurt, nei pressi della capitale cecena di Grozny.
63.

Nina Yefimova, reporter per il giornale locale “Revival” è stata rapita dal suo appartamento e uccisa insieme a sua madre. Diversi giornalisti a Grozny e a Mosca credono che il suo omicidio sia legato ai suoi articoli sulla criminalità in Cecenia.
64.

Jochen Piest. È ucciso in un attacco suicida da un ribelle ceceno nel villaggio di Chervlyonna, a nord-est della capitale cecena.
65.

Farkhad Kerimov. Autore delle riprese di Associated Press dei “ribelli” della Cecenia. Non è mai stato stabilito il motivo dell’uccisione.
66.

Natalya Alyakina Free-lance corrispondente per la Germania, è uccisa da un soldato vicino alla città meridionale russa di Budyonnovsk.
67.

Shamkhan Kagirov. Reporter per il quotidiano di Mosca Rossiyskaya Gazeta e il giornale locale Vozrozheniye, è colpito e ucciso in un agguato in Cecenia.Tre agenti di polizia locale che viaggiavano in automobile con lui vengono anch’essi uccisi.
68.

Viktor Pimenov. Fatalmente colpito alla schiena da un cecchino posizionato sul tetto di un edificio a Grozny.
69.

Nadezhda Chaikova. Il suo corpo è stato trovato sepolto nel villaggio ceceno di Geikhi bendato e recante segni di percosse. La causa della morte è un colpo d’arma da fuoco.
70.

Supian Ependiyev. Muore in un affollato mercato all’aperto nel centro di Grozny, in un raid che causò l’uccisione o il ferimento di centinaia di persone. Secondo altre fonti, morì due giorni dopo.
71.

Ramzan Mezhidov. Uccisi in un attacco aereo a un convoglio di rifugiati lungo la Rostov-Baku, strada da Grozny a Nazran nella vicina Inguscezia.
72.

Vladimir Yatsina , corrispondente per ITAR-TASS, è rapito e ucciso da un gruppo di Wahhabis.
73.

Roddy Scott. Ucciso nella repubblica russa di Inguscezia. Soldati russi hanno trovato il suo corpo nella regione di Galashki, vicino al confine con la Cecenia, a seguito di una sanguinosa battaglia tra le forze russe e un gruppo di combattenti ceceni.
74.

Magomedzagid Varisov , scienziato politico e giornalista, è colpito a morte nei pressi della sua abitazione a Makhachkala. Aveva ricevuto minacce e aveva chiesto, senza ottenerla, l’aiuto della polizia locale. Sharia Jamaat ha rivendicato la responsabilità per l’uccisione.
75.

Dmitry Krikoryants
76.

Yvan Scopan
77.

Sergei Krasilnikov
78.

Rory Peck
79.

Igor Belozyorov
80.

Vladimir Drobyshev
81.

Aleksandr Sidelnikov
82.

Aleksandr Smirnov
83.

Yuri Soltis
84.

Dmitry Kholodov
85.

Viatcheslav Rudnev
86.

Vladislav Listyev
87.

Vadim Alferyev
88.

Felix Solovyov
89.

Viktor Pimenov
90.

Viktor Mikhailov
91.

Ramzan Khadzhiev
92.

Larisa Yudina
93.

Anatoly Levin-Utkin
94.

Supian Ependiyev
95.

Eduard Markevich
96.

Natalya Skryl
97.

Roddy Scott
98.

Adlan Khasanov
99.

Pavel Makeev
100.

Maksim Maksimov
101.

Andrei Soloviev
102.

Grigol Chikhladze
103.

Stan Storimans



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