domenica 16 agosto 2009

Obama, mia cugina e la riforma sanitaria

Barack ObamaImage via Wikipedia

Qualche giorno fa parlavo al telefono con mia cugina di Obama e delle sue riforme.
Lei è un accanita Democratica da sempre, vive in Pennsylvania, e mi è sembrata davvero adirata con Obama per il suo tentativo di estendere a tutti l'assistenza sanitaria.
Poi sono andato su un sito giornalistico italiano, e come al solito, del fatto non vi era traccia, di contorni alla vicenda, fiumi di inchiostro.
Poi ho trovato un articolo in cui si parlava delle minacce di morte che ha ricevuto, per il suo progetto per estendere al 95% degli americani l'assistenza sanitaria.
Ma ancora non ho capito perchè mia cugina era così incazzata.
Su Repubblica, "Obama avvia la sua "riforma da sogno", poi snocciola tutta una serie di cifre, pianificate nei prossimi 10 anni per rientrarenei costi sanitari, poi leggo una dichiarazione: "Spendiamo per la sanità più di qualsiasi altra nazione sulla faccia della terra e nonostante ciò ci sono 46 milioni di americani che non hanno alcun tipo di assicurazione medica. Non è possibile continuare così".
Quindi 46 milioni di americani che oggi non possono curarsi avranno invece un assistenza finalmente.... ma sono confuso.
Perchè mia cugina è così incazzata?
Forse perchè puo permettersi le cure?

Di fronte alla crisi economica attuale, alla determinazione della Casa Bianca e grazie anche al carisma personale di Obama i gruppi farmaceutici e le grandi catene ospedaliere sono adesso pronti a dare una mano decisiva affinché il "sogno" di dare a tutti gli americani l'assicurazione sanitaria possa diventare realtà.
Il piano messo a punto prevede di ridurre dell'1,5% l'anno i costi dell'assistenza medica, facendoli diminuire in dieci anni per un totale di circa duemila miliardi di dollari.

Trovo un intervista sul calo dei consensi ad Obama per la riforma

......un sistema sanitario universale lascia perplessi gli americani: il fatto che chi ha di più paghi di più, in cambio di niente, non li convince. La tassazione come redistribuzione del reddito è lontana dalla mentalità americana.
............ci sono senatori democratici e deputati democratici che hanno vinto in collegi tradizionalmente repubblicani, rischiano seriamente di non essere più rieletti.


SPOT
........alla tv sbarcano gli spot degli oppositori della riforma: sono talmente tanti i passaggi in palinsesto sui canali satellitari e via cavo - 115 nelle prime 36 ore - da far parlare il New York Times di battaglia mediatica senza esclusione di colpi............
“Dite 'no' al sistema sanitario nelle mani dello stato” dice la voce fuori campo di uno di questi spot promossi da gruppi di pressione conservatori.
...............A investire nella campagna per la riforma sono gruppi di pressione di medici, infermieri, sindacati, compagnie farmaceutiche: tutti convinti che la riforma Obama sia ineludibile per migliorare il sistema sanitario nazionale. ...........
"Se Obama va avanti con questa riforma, sarà il Governo a decidere della tua salute. E il suo piano costa un trilione di dollari, che non abbiamo".
Geniale, poi, lo spot repubblicano sul web:
montato sul modello delle pubblicità dei farmaci, è pieno zeppo di immagini di persone in perfetta forma grazie a 'Reforma', il 'prodotto' dell'amministrazione Obama supportato dalle lobby che promette a tutti benessere ma "non è raccomandato se vuoi tenerti il tuo dottore, o vuoi evitare che sia lo stato a prescriverti le medicine".
E ancora: "Il Governo potrebbe negare alcune cure basandosi sull'età del paziente", e "i costi saranno talmente alti da non essere immaginabili". Conclusione che rimanda alle istruzioni per l'uso di un medicinale: "Chiama il suo senatore o il tuo deputato se sei preoccupato da questi effetti collaterali".



Mi sono reso conto che non posso capire. Sono nato in un paese dove la sanità pubblica è l'unico sistema pensabile. Ed ho sempre sentito dire che negli Stati Uniti il ferito per terra prima di essere raccolto dall'ambulanza deve tirare fuori il suo certificato di assicurazione altrimenti è lasciato li a perire.
Per questo non capisco. Ma si sa io non capisco i conservatori (non ho detto i liberali).
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Guardie giurate protestano sul Colosseo

Colosseo 5:00 a.m.Image by rayced via Flickr

Protestano per il lavoro le cinque guardie giurate dipendenti dell'IVU, Istituto Vigilanza Urbe, che si sono 'barricati' in una loggetta dell'ultimo anello del Colosseo. Inizialmente erano saliti in sette, ma due di loro hanno accusato un malore e si sono quindi ritirati da quella postazione a rischio. Al piedi dell'Anfiteatro i vigili del fuoco, sul posto con due mezzi, hanno steso un telo gonfiabile.
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sabato 8 agosto 2009

Autunno caldo, 200mila posti a rischio

Allarme occupazione dell'associazione artigiani piccole imprese di Mestre. Per il centro studi della Cgia sono 200mila i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro nel prossimo autunno per effetto della crisi. Un numero importante che secondo la Cgia non cancella alcuni segnali positivi emersi negli ultimi mesi, che sembrano allontanare l'Italia, come sostiene l'Ocse, dalla fase piu' acuta della crisi. La perdita di 200mila posti di lavoro porterebbe però il tasso di disoccupazione nel 2009 all`8,8%

"Non dobbiamo fare nessun catastrofismo- spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - Anche perché negli ultimi due anni nel quarto trimestre l`occupazione ha registrato sempre picchi negativi". Analizzando i dati Istat, si riscontra che nel quarto trimestre degli ultimi due anni l`occupazione (rispetto al trimestre precedente) è risultata sempre in calo. Complessivamente si sono persi 260mila posti di lavoro, 91mila nell`ultimo trimestre del 2007 e 169mila nell`ultimo trimestre del 2008.

"La perdita di 200mila posti di lavoro - conclude Giuseppe Bortolussi - dovrebbe portare nel 2009, il tasso di disoccupazione all`8,8%, 2,1 punti in più rispetto al 2008. Complessivamente i senza lavoro dovrebbero attestarsi quest`anno sui 2 milioni e 200mila unità".


Rainews24.it

mercoledì 5 agosto 2009

SCUOLA: SINDACATI, IMMISSIONI IN RUOLO INSUFFICIENTI

Manifestazione precari scuola - 15 luglio 2009Image by Sinistra e Libertà via Flickr

Le sedicimila immissioni in ruolo confermate dal ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini sono, secondo i sindacati, insufficienti. "I vuoti di organici sono decisamente piu' ampi di 16mila unita' - ha dichiarato il segretario nazionale della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo - anche perche' nei prossimi anni vi saranno pensionamenti e si produrranno tagli consistenti". "Registriamo positivamente l'autorizzazione del ministero dell'Economia all'immissione in ruolo ma non possiamo non denunciare l'eseguita' dell'intervento rispetto alle esigenze della scuola e alle legittime aspettative del personale precario" commenta il segretario della Cisl Scuola Francesco Scrima. "Non possiamo che manifestare preoccupazioni per il numero irrisorio delle immissioni in ruolo - sostiene Achille Massenti vicesegretario dello Snals - i posti vacanti nel corpo docente sono 38mila a cui si aggiungono tutti quelli del personale Ata. Per questo abbiamo chiesto un'integrazione. I sindacati si dicono inoltre non convinti dei tempi prospettati dal ministero per tutte le misure legate al problema dei precari: "Siamo ancora nell'alveo delle intenzioni - afferma Pantaleo - bisogna vedere cosa succedera' a settembre. Abbiamo chiesto che le immissioni in ruolo e le supplenze annuali siano definite entro la fine di agosto per evitare che l'anno scolastico inizi in modo problematico. Presenta delle incertezze anche la convenzione con l'Inps che non puo' essere convertita prima dell'autunno.
Infine anche sui finanziamenti alle scuole, bisogna chiarire la situazione dei debiti pregressi altrimenti c'e' il rischio che l'intervento di oggi risulti aleatorio".

AGI News On
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sabato 18 luglio 2009

Dipendenti Carrefour in sciopero

Carrefour SAImage via Wikipedia

Dipendenti Carrefour in sciopero: "LUCCA - I dipendenti del supermercato Carrefour di Lucca hanno incrociato le braccia per 8 ore, manifestando davanti al centro commerciale della Santissima Annunziata.
Dipendenti Carrefour in sciopero

Motivo della protesta, la disdetta del contratto integrativo aziendale, annunciata il 7 giungo scorso dal gruppo Carrefour, atto giudicato unilaterale e inaccettabile dai sindacati confederali. Per i prossimi giorni e' previsto un altro sciopero"
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martedì 14 luglio 2009

PD vs Grillo: Altrimenti, che significa iscriversi on line?

«Con quale motivazione mi rifiutano l’iscrizione? Io la tessera ce l’ho già. Non sono residente ad Arzachena? Ma ce l’ho a Nervi, l’ho fatta on line. Altrimenti, che significa iscriversi on line? Dov’è la residenza on line? Se vogliamo essere pignoli, possiamo andare avanti a lungo. Noi l’abbiamo letto lo Statuto. La verità è che non lo leggono loro il loro Statuto... Hanno sbagliato». Piuttosto, aggiunge, «prendiamo atto che il Pd è un partito democratico... Prendiamo atto che noi siamo cattivi e non ci vogliono. Ma andremo avanti lo stesso, faremo qualcosa di diverso. Vediamo chi sono loro, chi rappresentano quelli che non mi vogliono».


E' la solita storia:
"Ma voi davvero credete che siamo democratici?"

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domenica 28 giugno 2009

Bari, inchiesta ad una svolta. Tarantini indagato per droga

di Enrico Fierro

Gianpi Tarantini ora è indagato anche per droga. Ci sono intercettazioni telefoniche nelle quali si sente la voce del “golden boy” barese amico stretto di Silvio Berlusconi parlare con i suoi referenti e collaboratori di “valigie” che devono arrivare da Bari, di “pezzi scadenti”, forse roba ritenuta non propriamente all’altezza dei potenziali consumatori.

Gianpi parla a lungo e molto, anche se quasi sempre in modo criptico, con gli altri due componenti del “trio” che nell’estate scorsa dalla Puglia era partito alla conquista della Costa Smeralda. Max Verdoscia, commerciante di auto e play boy, Alex Mannarini, il suo “consulente” già imputato per droga nell’inchiesta barese: gli amici inseparabili, quelli che organizzavano le mega feste nella villa di Tarantini. Donne, champagne e droga. Cocaina. Tutto scritto neri su bianco in un dossier che la Guardia di Finanza ha consegnato nei giorni scorsi al pubblico ministero Pino Scelsi. Insieme alle telefonate, diverse testimonianze delle ragazze che facevano da accompagnatrici di Gianpi Tarantini nelle varie feste organizzate in Sardegna e a Roma. Alcune di loro hanno allietato anche le serate di Berlusconi e dei suoi ospiti a Villa Certosa e a Palazzo Grazioli. «Detenzioni a fini di spaccio» è questo il reato che il pm si appresterebbe a contestare all’imprenditore barese già accusato di induzione alla prostituzione.

Una delle ragazze immagine che Gianpi ingaggiava per rendere piu’ accattivanti le sue relazioni col mondo politico e con Berlusconi, ha parlato di festini a base di cocaina. «Ricordo uno degli ospiti – ha fatto mettere a verbale dagli investigatori della Gdf – che “pippava” usando una banconota da 500 euro”. In Sardegna a Capriccioli, nella villa che Gianpi aveva eletto a suo quartier generale, c’erano otto bagni. Si indaga anche per capire dove Tarantini e i suoi amici si rifornivano di polvere bianca. Una delle piste è quella della criminalità barese. Gli investigatori stanno scavando sui legami tra alcune ragazze della scuderia Tarantini e giovani imparentati con importanti boss.

Si indaga sui rapporti tra Barbara Montereale, la ragazza immagine ospite ad una cena a casa Berlusconi, e Radames Parisi, figlio del boss Savinuccio. In passato i due hanno avuto una relazione (“Breve”, ha detto la Montereale).
L’inchiesta è a una svolta, quindi. E il materiale fin qui raccolto dal sostituto dell’antimafia Scelsi, è già utile per disegnare la personalità e gli obiettivi di Giampi Tarantini. Le ragazze, le feste e la droga servivano a spalancare le porte del potere politico, a Bari come in Sardegna e a Roma.

Tarantini, che nell’intervista a “Il Giornale” ha difeso a spada tratta Berlusconi chiedendogli scusa, è stato a sua volta difeso dal premier nella nota intervista a “Chi”. “Sono un garantista – ha detto Berlusconi – e per me vale la presunzione di innocenza. Tarantini l’ho conosciuto come un imprenditore serio e stimato” . Un ragazzo sveglio col quale il Cavaliere aveva intrecciato un rapporto strettissimo. Al limite dell’ossessione, se è vero che i due nei periodi caldi si facevano fino a venti telefonate al giorno. L’argomento era sempre lo stesso: le ragazze.

Dal canto suo Gianpi aveva capitalizzato questa sua relazione eccellente. Al congresso fondativi del Pdl era seduto in terza fila, quella degli ospiti di riguardo, e aveva pranzato nell’area riservata, al tavolo con Berlusconi e i maggiorenti del nuovo partito.


28 giugno 2009

l'Unità.it

lunedì 15 giugno 2009

Fiat, incontro governo-sindacati Berlusconi: «Su Opel partita aperta»

ROMA - «Naturalmente stiamo facendo tutti il tifo per la Fiat che ha avuto questa bellissima affermazione sul mercato americano». Silvio Berlusconi, soddisfatto per il buon esito dell'operazione Chrysler, tiene accesa una luce di speranza anche sulla proposta del Lingotto per Opel, «che ha forti basi industriali e che è ancora sul tavolo: stiamo aspettando - spiega - che si definisca la partita anche su questo fronte europeo». Il premier ha parlato dopo la presentazione della flotta di auto per il G8. E ci sono novità sul fronte Chrysler: è stato fissato al 18 giugno il tavolo tra governo e sindacati per discutere del futuro assetto della casa automobilistica torinese.

Montezemolo, Marchionne ed Elkann a Palazzo Chigi sulla 500 (Lapresse)
Montezemolo, Marchionne ed Elkann a Palazzo Chigi sulla 500 (Lapresse)
LA PRESENTAZIONE - Il presidente e l'ad di Fiat, Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne, insieme al vice presidente John Elkann, sono arrivati a Palazzo Chigi a bordo di una 500 decappottabile. Ad attenderli, il sottosegretario Paolo Bonaiuti. Poi sono arrivati Gianni Letta e Berlusconi. «Siamo qui per presentare la flotta che il gruppo Fiat mette a disposizione in numero straordinario per tutti i nostri ospiti del G8 - ha detto il premier -, siamo orgogliosi di presentare auto molto avanzate tecnologicamente».

SCAJOLA - Per quanto riguarda l'accordo con Chrysler, è stata fissata la data dell'incontro tra governo e sindacati. Lo ha annunciato il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola: «All'indomani della positiva conclusione della vicenda Chrysler, è convocato il tavolo Fiat per il 18 giugno alle ore 9 a Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio Berlusconi presiederà l'incontro con i vertici dell'azienda, il sindacato, e i presidenti delle Regioni dove sono ubicati i principali impianti di produzione». «Dobbiamo negoziare e discutere ancora: sulla ricaduta sui siti italiani non è scritto ancora niente. Difendiamo dal punto di vista oggettivo le ragioni dei nostri lavoratori» spiega il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Soddisfatto Enzo Ghigo, coordinatore regionale del Pdl: «Bene l'iniziativa del ministro Scajola per il tavolo Fiat, mentre occorre evitare iniziative estemporanee. Si tratta di mettere a fuoco le opportunità che si aprono per Torino, nel momento in cui si rafforza il suo ruolo tra le capitali dell'auto, al centro di un gruppo che dovrebbe emergere come uno dei più grandi costruttori al mondo».

POLVERINI - Il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini, ribadisce la richiesta di garanzie sugli stabilimenti: «È importante che dall'incontro con Fiat che il governo sta per convocare ci siano garanzie sul consolidamento degli stabilimenti in Italia, in particolare al Sud dove restano forti preoccupazioni». Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: «Penso che debba essere un incontro molto poco diplomatico nel quale l'azienda ci dice quali sono le condizioni per far sì che negli stabilimenti italiani non ci siano riduzioni di capacità produttiva e dell'occupazione, e si possa anzi aumentare la produzione di auto anche in Italia». Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino chiede invece al governo i valutare «se non sia opportuno invitare all'incontro anche i sindaci dei Comuni sede di stabilimenti Fiat».


Corriere della Sera

giovedì 4 giugno 2009

Decreto Brunetta. Dopo i precari ora anche le RSU. Cancellate le elezioni.

Renato BrunettaImage by Forum PA via Flickr

04 giugno 2009 – ANIEF

Dopo aver firmato l’Accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali del 22 gennaio 2009 e l’intesa del 30 aprile sull’applicazione dell’Accordo, il Ministro Brunetta ringrazia le Organizzazioni Sindacali contraenti prorogandone ope legis per un triennio la rappresentatività sindacale, bloccando le prossime elezioni delle RSU che avrebbero misurato la rappresentatività insieme alla media delle deleghe per il triennio successivo, attentando alla democratica libertà di voto dei lavoratori.

Inoltre, è avocata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, senza il parere del Parlamento, la facoltà di adeguare la nuova norma al Comparto della Scuola, un terzo del comparto pubblico.

E’ quanto previsto dal comma 3 dell’art. 63 dello Schema di Decreto Legislativo attuativo della Legge n. 15 del 4 marzo 2009, approvato il 15 maggio dal Consiglio dei Ministri, che senza fare alcun esplicito riferimento ad alcuna copertura legislativa afferma: “per consentire l’adeguamento dei meccanismi di rilevazione della rappresentatività sindacale a seguito dell’entrata in vigore del presente decreto secondo quanto previsto dagli articoli 42 e 43 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per i rinnovi contrattuali relativi al primo periodo successivo a quello in corso la medesima rappresentatività rimane determinata con riferimento alla media fra dato associativo e dato elettorale rilevati per il biennio contrattuale 2008-2009. Conseguentemente, in deroga all’articolo 42, comma 4, del decreto n. 165 del 2001, sono prorogati per il successivo triennio gli organismi di Rappresentanza unitaria del personale“. Mentre, il comma 5 dell’art. 72 afferma: “con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell’istruzione dell’università e della ricerca e con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono determinati i limiti e modalità di applicazione delle disposizioni dei Titoli II e III del presente decreto al personale docente della scuola e delle accademie, conservatori e istituti assimilati e ai ricercatori negli Enti di ricerca”;

In altre parole, il Governo con l’accordo tacito dei maggiori Sindacati rappresentativi, ad esclusione della critica CGIL-FLC, senza alcuna esigenza dovuta alla rimodulazione dei contratti o delega esplicita prevista dalla legge n. 15/2009, si appresta con un Decreto a stabilire quale organizzazione sia rappresentativa dei lavoratori per il prossimo triennio, ovvero intende congelare per il prossimo triennio le RSU precedentemente elette e ora in scadenza di mandato, e bloccare l’indizione delle nuove elezioni che si sarebbero dovute tenere nel dicembre 2009 per il Comparto Scuola, e nel dicembre 2010 per gli altri Comparti pubblici, come stabilito dall’Accordo Collettivo quadro per la Costituzione delle rappresentanze sindacali unitarie per il personale dei comparti delle pubbliche amministrazioni e per la definizione del relativo regolamento elettorale del 7 agosto 1998. Tale Schema di Decreto, inoltre, se confermato, non soltanto risulta illegittimo in quanto supera la potestà delegata ma viola con una deroga una precisa norma di legge che vieta espressamente la proroga delle RSU elette, in particolare l’art. 42 comma 4 del D.Lgs. 165/2001: “con appositi accordi o contratti collettivi nazionali, tra l’Aran e le confederazioni o organizzazioni sindacali rappresentative ai sensi dell’articolo 43, sono definite la composizione dell’organismo di rappresentanza unitaria del personale e le specifiche modalità delle elezioni, prevedendo in ogni caso il voto segreto, il metodo proporzionale e il periodico rinnovo, con esclusione della prorogabilità“. Sembra assurdo, infatti, – se non poco democratico o illegittimo, che alla vigilia delle elezioni per determinare la rappresentatività, alcuni Sindacati firmino un accordo per riformare modelli contrattuali senza accennare alle procedure determinanti la stessa rappresentatività, e tuttavia, ipotecano dalla parte datoriale una rappresentatività che è sottratta ai lavoratori. E’ come se i nostri Parlamentari decidessero di rinviare le elezioni politiche alla naturale scadenza del loro mandato, rimanendo un’altra legislatura perché devono riformare la legge elettorale, invocando il passato consenso popolare.

D’altronde, gli articoli dello Schema di Decreto incriminati appaiono ancor più illegittimi in quanto violano senza alcuna indicazione della norma primaria, ben tre Decreti legislativi: l’articolo 47 del Decreto legislativo n. 29/1993, l’articolo 6 del Decreto legislativo n. 396/1997, e gli articoli 40 e 42 del Decreto legislativo n. 165/2001.

Gli attuali Sindacati rappresentativi non possono tacere o fare nulla contro gli 87.000 tagli subiti dalla Scuola, non possono imporre al MIUR un Decreto di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento illegittimo, non possono firmare un accordo con il Governo per riformulare la contrattazione per il prossimo triennio, e fuggire al giudizio dei lavoratori, delle migliaia di docenti delusi e amareggiati. Il Sindacato non è autoreferenziale e tanto meno deve essere rappresentato dal Governo.

Auspichiamo un netto ripensamento del Governo in merito al rinvio delle elezioni delle RSU, perché in un momento in cui si riformano gli assetti contrattuali la Politica dovrebbe mostrare maggiore cautela, rispetto ed attenzione per le regole di democrazia sindacale che determinano la rappresentatività dei lavoratori, peraltro, tutelate dalla stessa legge n. 15 del 4 marzo 2009. In caso contrario, lo Schema di Decreto sarà facilmente impugnabile dai giudici del Tar Lazio per l’evidente eccesso di delega e l’illegittimità manifesta.


« ORIZZONTE DOCENTI E ATA
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martedì 2 giugno 2009

Non c'è mai limite alla faccia tosta di quest'uomo: Berlusconi: "Ultime Vicende Mi Hanno Favorito" | Napoli affari

Berlusconi Vai ViaImage by NELA.LAZAREVIC via Flickr


(AGI) - Roma, 1 giu. - "Da quanto risulta dai sondaggi, ci hanno favorito". E' quanto ha affermato il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, intervenendo in diretta a Telelombardia a proposito delle vicende private che lo hanno riguardato. "Perche' gli italiani - ha proseguito Berlusconi - hanno capito che la sinistra non ha idee e programmi e si e' affidata soltanto all'aggressione al leader del PDL per condurre questa campagna elettorale. Quindi io ritengo - ha affermato - che sia stato un boomerang che tornera' indietro, colpira' la sinistra, che uscira' con le ossa rotta dalle prossime elezioni".
Berlusconi: "Ultime Vicende Mi Hanno Favorito" - (AGI) - Roma, 1 giu. - "Da quanto risulta dai sondaggi, ci
hanno favorito". E' quanto ha affermato il Presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi, intervenendo in diretta a
Telelombardia a proposito ...
[Yahoo politica]
Napoli affari
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domenica 24 maggio 2009

La libertà non fa audience « Libertà e Giustizia – Circolo di Napoli

di Giulio Maggiore

Mentre l’Italia discute animosamente delle frequentazioni e delle vicende matrimoniali di Berlusconi, passa quasi sotto silenzio la decisione del Consiglio dei Ministri di porre la questione di fiducia sui disegni di legge in tema di sicurezza e di intercettazioni.

Si tratta di norme che toccano aspetti delicatissimi, come il rispetto dei diritti umani, la tutela della legalità, il rispetto della libertà di stampa. Tutti temi che si pretende di normare, sfuggendo persino alla dialettica del Parlamento, pur dominato da una maggiornanza granitica. Eppure sembra che la cosa interessi pochissimi.

Lo stesso Santoro, normalmente poco incline al gossip, gareggia con Bruno Vespa in questa malinconica parodia di Domenica in, che non risparmia nemmeno i più autorevoli opinionisti . Il Grande Fratello è finito, ma questa nuova soap opera ha immediatamente colmato il vuoto. Solo che in questo caso la realtà ha surclassato il reality.

Nel frattempo nel Consiglio dei Ministri si consuma il nobile “scambio” fra Lega e PDL: un giro di vite che restringe i margini di tolleranza verso gli immigrati contro un ulteriore ostacolo al lavoro della magistratura. Mentre si introduce il reato di clandestinità, si rende quasi impossibile perseguire quello di corruzione. Così, avremo eserciti di innoqui clandestini chiusi nei centri di identificazione e pattuglie di politici corrotti liberi di delinquere nella certezza dell’impunità.

Ma in fondo cosa importa? E’ molto più appassionante passare le nostre serate ad arrovellarci per scoprire i rapporti perversi fra Silvio, Noemi e Veronica.

Purtroppo, la libertà non fa audience.


Circolo di Napoli
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martedì 7 aprile 2009

RaiNews24 - Gli stipendi corrono più dell'inflazione: 3,5% per le retribuzioni a febbraio

RaiNews24 "Gli stipendi corrono più dell'inflazione: 3,5% per le retribuzioni a febbraio
I dati forniti dall'Istat
I dati forniti dall'Istat

Le retribuzioni contrattuali orarie a febbraio sono cresciute dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 3,5% rispetto a febbraio 2008. A gennaio si è registrato un
aumento tendenziale del 4,3% e congiunturale dello 0,8%. Lo comunica l'Istat. L'inflazione si è attestata nei primi due mesi dell'anno a +1,6%.

Diminuiscono le ore di sciopero nel 2008
Lo scorso anno infatti, comunica l'Istat, il numero totale delleore non lavorate per conflitti (originati dal rapporto di lavoro) è stato di 5,1 milioni, il 22,4% in meno rispetto al valore dell'anno 2007; il 59,6% è, spiega l'Istat, da imputare al rinnovo del contratto di lavoro.

A febbraio 2009 la quota di dipendenti in attesa di rinnovo contrattuale, aggiunge l'Istat, relativamente all'intera economia, è stata pari al 18,7%, in diminuzione rispetto al gennaio 2009, (quando erano il 28,9%) e in marcata riduzione rispetto a febbraio 2008 (55,45)."

«Cadute anche le case nuove» Il bluff dei palazzi anti-sismici

I found this fascinating quote today:



L'AQUILA - Le parole che fanno più male: «Un terremo­to così in California non avrebbe provocato nemmeno un morto». Le pronuncia Franco Barberi, presidente della Commissione grandi ri­schi. Poco prima il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialen­te, ha lanciato il suo allarme: «Qui sono cadute anche le ca­se nuove». E allora Barberi passa all’attacco: «Se è vero che anche edifici che avrebbe­ro dovuto essere costruiti in base alle normative antisismi­che hanno subito danni irra­gionevoli — spiega —, allora si pone il problema del con­trollo della qualità delle co­struzioni. In particolare per le strutture pubbliche e strategi­che: ospedali, scuole, edifici del governo». E invece: l’ospe­dale, un presidio che non do­vrebbe solo restare in piedi ma anche funzionare in emer­genza, è stato evacuato e di­chiarato inagibile. La Casa del­lo Studente, costruita a metà degli anni Sessanta è crollata. Come l’hotel «Duca degli Abruzzi», che non era in un palazzo di pietra antica ed è collassato, si è accartocciato su se stesso. O la chiesa di Tempera, a sette chilometri dall’Aquila, che era un edifi­cio moderno. E i tanti palazzi dei quartieri periferici, case da edilizia popolare, non abi­tazioni vecchie di secoli: con i muri crepati, gli androni in marmo sventrati.«Cadute anche le case nuove» Il bluff dei palazzi anti-sismici, Apr 2009



You should read the whole article.

domenica 5 aprile 2009

LA PERMAFLEX DI LICIO GELLI

No a lico Gelli e alla P2!Image by Alessio85 via Flickr

Da Licio Gelli a Giacomo Riina un pezzo di storia italiana lungo 50 anni ha viaggiato disteso sul più comodo e pubblicizzato dei materassi nazionali, il Permaflex a molle dell’omino in pigiama.

Figura chiave di una avventura iniziata nel 1952 è Giovanni Pofferi, un commerciante ambulante che nel primo dopo guerra vendeva formaggi nella bassa Toscana, e che subito dopo scopre il business degli stracci, roba che non si paga ma che qualcuno però compra. Dagli stracci ai materassi di lana il passo è breve. Pofferi è un vulcano. Ed è un bell’uomo .”Sembrava Amedeo Nazzari” ricorda qualcuno che lo ricorda al principio degli anni 50.
Poi il bel Giovanni incontra e sposa una nobildonna toscana che lo introduce in ambienti per lui fin o allora sconosciuti. Conosce Augusto Fontani e quando questi di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti gli racconta di certi materassi a molle inventati dagli americani, Giovanni Pofferi abituato a riempire di lana i materassi, commenta: ” Forti ’sti Americani vendono l’aria”. Ma l’idea funziona.
Nella primavera del 1952 quattro materassi a molle con il nome Piumaflex vengono presentati alla fiera campionaria di Milano. Il brevetto delle 167 molle che tengono insieme il materasso è firmato dall’ingegnere Santini. Il primo stabilimento lo mettono su a Calenzano, si chiama Uno Più viaggiano su e giù per l’Italia, tra mercati e fiere di paese, secondo l’idea madre dell’ambulante Pofferi convinto che la gente debba toccare con mano la merce da comprare. Pochi mesi più tardi siamo nel dicembre 1953, il tandem Pofferi - Fantoni inaugura il primo punto vendita di materassi a molle nella centralissima via San Quintino a Torino. E’ un successo. Subito dopo altri punti vendita vengono aperti a Milano, Bologna, Napoli e Palermo. Un trionfo. Viene inaugurato un nuovo stabilimento a Pistoia, che produce una linea di mobili e materassi per le cliniche. E’ allora che Gianni Pofferi conosce Licio Gelli: è la svolta.
Il 27 novembre 1956 nasce il marchio Permaflex, con un logo disegnato nello studio Tosta di Bologna. Gelli trova subito i contatti giusti e Permaflex sbarca a Frosinone, in area di cassa per il Mezzogiorno.
Il” venerabile” è direttore dello stabilimento ciociaro.
Un gruppetto di bambini scatenati balla tutte le sere, a Carosello, su un materasso a molle Permaflex mentre una voce fuori campo li accompagna intonando l’indimenticabile ” bidibodibu”.
E’ il boom del materasso che entra in tutte le case italiane.
Nei primissimi anni 70′ il fatturato annuo della Permaflex si aggira sui 100 miliardi di lire. Ma allora Licio Gelli se n’era già andato sbattendo la porta, non prima di aver procurato all’azienda contratti per la fornitura di materassi in tutte le carceri italiane, commesse per l’esercito e per gli ospedali. La morte della Permaflex si è palesata con l’uscita di scena dell’intrapprendente e futuro Venerabile Maestro dalla società.
Durante la sua direzione nello stabilimento di Frosinone era sempre stato un via vai di politici ministri, vescovi e generali. Poi è la crisi. Fantoni se ne va. I Pofferi si trasferiscono all’estero. Naturalmente Gelli nello stesso tempo diventerà l’uomo più ricco e potente d’Italia
L’azienda si barcamena come può. Fino al 1996, quando l’industriale napoletano Raffaele Veneruso, già acquirente di un’azienda appartenuta a Pofferi, l’aeronautica Avion-interiors, acquista anche la Permaflex, trasferendo nelle sue mani l’impero aziendale dei Pofferi. La promessa è quella di un rilancio.
Nei primi mesi del 97 azienda e sindacati siglano un accordo che prevede l’investimento di 12 miliardi in 24 mesi e una produzione di 250 mila reti e 300 mila materassi l’anno. Invece soltanto pochi mesi dopo arrivano le prime quattro settimane di casa integrazione.
Già a dicembre 1997 viene interrotta la produzione . Nel febbraio del 1999 la società sposta la propria sede da Frosinone a Latina, dove non ha nemmeno un ufficio né un telefono.
Perché? Il 20 luglio la Permaflex SPA che intanto è diventata Flex SPA, avanza al tribunale di Latina la richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo. Presto fatto.
Il 27 luglio la richiesta viene accolta. Le garanzie che la società offre per fronteggiare una voragine di 60 miliardi, sono costituite dagli immobili di Frosinone e Pistoia e soprattutto da un preliminare accordo sottoscritto con Pac 2000, del gruppo Conad, disposta ad offrire circa 30 miliardi per gli stabilimenti di Frosinone e Pistoia, ma ad un patto. Che il comune di Frosinone conceda il cambio di destinazione dell’ area, trasformandola da industriale in commerciale.
Un affare colossale per gli acquirenti, ma se si vogliono salvare i creditori e garantire il posto di lavoro ai 256 cassaintegrati, non c’è altra via d’uscita. Ma non è semplice: trasformare quell’area come vorrebbe Pac2000 significherebbe pregiudicare l’assetto della grande distribuzione di Frosinone almeno per i prossimi vent’anni a tutto danno degli insediamenti già presenti.
Un’idea che nel capoluogo ciociaro non può passare, e che probabilmente il tribunale di Frosinone non avrebbe mai accettato come presupposto per l’ammissione al concordato preventivo. Ecco perché il trasferimento di sede a Latina. Intranto il commissario giudiziale della Flex scopre che alla vigilia della richiesta di concordato preventivo la nuda proprietà dei marchi Permaflex e ondaflex era stata ceduta alla Eminflex Servicios e Investimentos Lda di Giacomo Commendatore, dalla famiglia citata in un rapporto del 1997 a cura del ministero dell’interno come una delle centrali criminose dell’Emilia Romagna, riconducibile al clan di Giacomo Riina, boss mafioso di Corleone finito a Budrio nel 1982 per ordine del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto. Giacomo Riina che diventa il contabile della Eminflex, Budrio che è il punto di partenza delle fortune del marchio con l’ elefantino, quello dell’azienda che commercia materassi con il sistema della televendita. Contemporaneamente la Permaflex cede anche il diritto d’uso dei suoi marchi stavolta alla lussemburghese Europartimmo S.A. La cessione della nuda proprietà dei marchi ha ufficialmente fruttato 4 miliardi alla Flex SPA, ma quando la procura della repubblica di Latina ha cominciato a mettere il naso negli affari della Flex, gli investigatori della guardia di finanza non avevano potuto fare a meno di domandare al signor Giacomo Commendatore perché avesse speso del denaro per un marchio che non avrebbe potuto usare. “Ho accettato di firmare quel preliminare” aveva spiegato l’imprenditore catanese” solo dopo aver avuto la certezza della possibilità di acquisto, per il tramite della lussemburghese F&R International del diritto di uno dei marchi di cui stiamo parlando”.
E c’è riuscito perché la pubblicità Permaflex _Eminflex viaggia insieme sulle reti FININVEST. Come c’era riuscito? Il 3 agosto 99 la F&R International aveva acquistato dalla Airtrade Ltd il 100% delle azioni della Europartimmo SS. al prezzo di 9,5 miliardi di lire.
Questa complessa operazione viene effettuata tra società off/Shore, tutte aventi sede in paradisi fiscali; la Europartimmo viene costituita nel giugno 1998, soltanto quattro mesi prima dell’acquisto del diritto d’uso dei marchi Permaflex e Ondaflex; la Airtrade Ltd società venditrice delle azioni Europartimmo alla F&R International s.a ha sede in Tartola, Road Tawn, Isole Vergini Britanniche, ossia nella stessa località dove ha sede la Flightequipment & marketing Ltd, società off-shore facente capo alla famiglia Veneruso; il pagamento del prezzo (9,5 miliardi) viene effettuato dalla società acquirente alla venditrice con l’intervento di un istituto di credito lussemburghese che opera sulla stesa piazza della banca di Roma fideiussore del finanziamento di originari 10,5 milioni di Us $ erogato alla Aviointeriors SPA di Latina dalla banca di Roma di Francoforte. Per i magistrati di Latina che indagano sul caso Flex ce n’è abbastanza per formare il legittimo convincimento che ci si trovi in presenza di un operazione fraudolenta posta in essere al solo fine di sottrarre attivo ai creditori della procedura concorsuale che di lì a poco sarebbe stata avviata. I 4 miliardi provento della cessione della nuda proprietà dei marchi ci sono, li ha vincolati il commissario giudiziale , ma i circa 10 miliardi dell’operazione sottostante la vendita del diritto d’uso sono spariti. La Procura della Repubblica di Latina chiede la declaratoria di fallimento. Ma il cambio di sede a Latina non era stato casuale. Cominciano una serie di rinvii che tengono il giudice delegato lontano dalla pronuncia sulla richiesta di fallimento, ed anche dalla decisione sulla omologa del concordato o meno. Persino il commissario giudiziale della Flex si esprime ripetutamente per il fallimento. Niente. L’affare del cambio di destinazione d’uso nell’area dello stabilimento di Frosinone è troppo appetibile. Si temporeggia all’infinito.
Finché una settimana fa assumendo da solo l’iniziativa, il giudice Guido Cerasoli convoca una seduta collegiale e dichiara fallita la Flex. E’ la fine in agguato c’è ora un’ipotesi di bancarotta . L’omino in pigiama è sempre lì che dorme , un omino in sonno avrebbe detto l’ex direttore e gran maestro Licio Gelli e la Eminflex continua le sue televendite, quel miracolo che ha consentito all’azienda di Giacomo Commendatore di veder lievitare il fatturato dai 14 miliardi del 1990 ai 118 del 1994 con un incremento del 60 per cento. Un miracolo reso possibile grazie all’approdo di quella che era una volta una piccola e sconosciuta azienda alla Pubblitalia di Marcello Dell’Utri.
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LA PERMAFLEX DI LICIO GELLI « L’Italia nero su bianco
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Cgil: in due anni 600mila giovani non troveranno lavoro

Cgil: in due anni 600mila giovani non troveranno lavoro
Ieri la manifestazione della Cgil
Ieri la manifestazione della Cgil

"Avremo tra il 2009 e il 2010 600 mila giovani disoccupati in piu". Ospite di 'Domenica In' il segretario confederale della Cgil, Agostino Megale, anticipa con questa drammatica stima i dati di una recente ricerca di Ires - Cgil.

Secondo Megale "una crisi cosi' pesante colpisce tutti, ma in modo particolare una fascia, quella dei giovani. Tra il 2009 e il 2010 avremo 600 mila giovani disoccupati in più. Nella fascia sotto i 35 anni 2 giovani su 10 non troveranno lavoro, e il tasso di disoccupazione passera' dal 22% al 34%".

Sulle differenze con Cisl e Uil Megale ha spiegato che "per quanto mi riguarda penso solo al fatto che la crisi ha bisogno di unità. Le divisioni sindacali nella crisi non
aiutano i lavoratori. Quando avanziamo richiesta di un tavolo nei confronti di un governo noi vorremmo anche la Cisl, la Uil e le imprese". Ma su questo terreno è duro il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, intervistato da Sky Tg24: quella di ieri, accusa, "è stata una manifestazione elettorale, in vista delle elezioni europee. Il sindacato sbaglia quando fa così perché deve stare lontano dalla politica e avere come interlocutore ogni governo". Per Bonanni si è trattato di "una manifestazione contro i sindacati (Cisl e Uil, ndr) che hanno firmato la riforma del sistema contrattuale".



RaiNews24
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mercoledì 1 aprile 2009

Russia: libertà di stampa ucciso Serghiei Protazanov, attivisti nel mirino

berlusconi sparaImage by Alessio85 via Flickr

Russia: libertà di stampa ucciso Serghiei Protazanov, attivisti nel mirino: "putin berlusconi mitragliatina

Russia e libertà di stampa: dopo il nulla del processo Politkovskaya, uno si aspetterebbe per Medvedev lo stesso sprezzo che si riserva a una qualunque dittatura terrestre. Invece ci si dimentica che la gente che scrive crepa con un pò troppa frequenza nella ex terra dei soviet:

Serghiei Protazanov lavorava per Il consenso civile, un quotidiano d’opposizione di Khimki, alle porte di Mosca. Ievghenia Cirikova, leader di un movimento ecologista locale, ha riferito all’agenzia Interfax che “è deceduto lunedì in ospedale dopo essere stato aggredito e brutalmente picchiato da sconosciuti il giorno precedente”

E uno. Non solo, ci sono anche attivisti, come Lev Ponomariov

L’agguato è stato compiuto da alcuni sconosciuti che gli si erano avvicinati con il pretesto di una sigaretta dopo che aveva parcheggiato l’auto per rincasare. Oggi Ponomariov è stato dimesso dall’ospedale. La moglie, citata dall’agenzia Interfax, ha riferito che il marito è tornato a casa dopo gli esami cui è stato sottoposto e che le sue condizioni non sono gravi

Torna utile sempre ricordarsi della foto sopra - la simpatica mitragliatina! - e dell’elenco che vi ri-pubblico tutte le volte. Dopo il salto."

1.

Antonio Russo, giornalista di Radio Radicale, ucciso in Georgia attraverso lo schiacciamento del torace, un metodo tipico dei servizi segreti sovietici. Russo era in procinto di rientrare in Italia per portare nuove testimonianze e documenti sull’atrocità della guerra in Cecenia. Il suo corpo privo di vita è stato trovato sulla strada dove si trovava la base russa di Vasiani
2.

Ilyas Shurpayev , giornalista Dagestano responsabile per la copertura delle notizie del Caucaso Settentrionale su Channel One; muore strangolato con una cintura a Mosca.
3.

Gaji Abashilov, responsabile della Tv di Stato del Daghestan, VGTRK, fucilato nella sua auto.
4.

Magomed Yevloyev, proprietario di Ingushetiya.ru, ucciso a colpi di pistola in un’auto della polizia.
5.

Khabarovsk Konstantin Brovko, giornalista della compagnia televisiva “Gubernia”, ucciso a Khabarovsk.
6.

Ivan Safronov, militare opinionista del quotidiano “Kommersant”. Morto a Mosca il 2 marzo; la causa della sua morte non è mai stata chiarita.
7.

Vadim Kuznetsov, redattore capo della rivista “World and home. Saint Petersburg”, ucciso a San Pietroburgo.
8.

Vaghif Kochetkov, del quotidiano Trud (Labor), ucciso a Tula;
9.

Ilya Zimin, ha lavorato per il canale televisivo NTV Russia, ucciso a Mosca.
10.

Vyacheslav Akatov, reporter speciale dello show televisivo “Business Mosca”, ucciso a Mosca.
11.

Anton Kretenchuk, cameraman del canale TV 38 °, ucciso a Rostov-on-Don;
12.

Yevgeny Gerasimenko, del giornale “Saratovsky Rasklad”, ucciso a Saratov;
13.

Vlad Kidanov, giornalista freelance, del Cheboksary;
14.

Alexander Petrov, redattore capo, della rivista “Right for Choice”, ucciso vicino a Omsk – nella Repubblica di Altai.
15.

Vyacheslav Plotnikov, reporter del canale “41a TV Channel”, Voronezh;
16.

Anna Politkovskaja, del quotidiano Novaya Gazeta, Mosca,
17.

Anatoly Voronin, capo del settore commercio di ITAR-TASS; Mosca.
18.

Pavel Makeyev, reporter per la SocietàTNT-Pulse, Rostov-sul-Don;
19.

Magomedzaghid Varisov, Makhachkala;
20.

Alexander Pitersky, reporter di Radio Baltika, San Pietroburgo;
21.

Vladimir Pashutin, del giornale Smolensky Literator, Smolensk;
22.

Tamirlan Kazikhanov, capo del servizio stampa Anti-terrorismo del Centro Russian Ministry of Internal Affairs’s, Dipartimento per il Distretto Federale Meridionale, Nalchik;
23.

Kira Lezhneva, cronista del quotidiano “Kamensky Worker “, nella regione di Sverdlovsk
24.

Yefim Sukhanov, ATK-Media, Archangelsk;
25.

Farit Urazbayev, cameraman, Vladivostok TV / Radio Company, città di Vladivostok;
26.

Adlan Khassanov, Reuters reporter, ucciso a Grozny;
27.

Shangysh Mondush, corrispondente per il quotidiano Khemchiktin Syldyzy, Repubblica di Tuya
28.

Paul Klebnikov, redattore della versione russa di Forbes Magazine, Mosca;
29.

Payl Peloyan, redattore della rivista Armyansky Pereulok, Mosca;
30.

Zoya Ivanova, dell’ emittente televisiva BGTRK, Repubblica di Buryatia;
31.

Vladimir Pritchin, redattore capo del canale Nord Baikal TV / Radio Company, Repubblica di Buryatia;
32.

Ian Travinsky, San Pietroburgo, ucciso a Irkutsk,
33.

Aleksei Sidorov, Tolyatinskoye Obozreniye. È il secondo redattore capo del giornale locale, “Tolyatinskoye Obozreniye” ad essere ucciso.
34.

Yuri Shchekochikhin, Novaya Gazeta, Mosca. Vice redattore della Novaya Gazeta, morì pochi giorni prima del suo viaggio in programma negli Stati Uniti d’America per discutere i risultati della sua inchiesta giornalistica con i funzionari dell’FBI. Ha investigato su alcuni scandali di corruzione delle che ha coinvolto alti funzionari FSB. Shchekochikhin è morto per un “grave reazione allergica” ad una sostanza che presumibilmente è stata identificata come tallio.
35.

Dmitry Shvets, della TV-21 Northwestern Broadcasting, morto a Murmansk. E’ stato vice direttore della stazione televisiva indipendente TV-21 Northwestern Broadcasting. E’ stato ucciso al di fuori del suo ufficio. Shvets’ aveva detto ai colleghi di aver ricevuto molteplici minacce per la sua relazione sugli influenti politici locali.
36.

Natalia Skryl, del giornale Nashe Vremya, città di Taganrog;
37.

Konstantin Pogodin, Novoye, del quotidiano Delo, città di Niznij Novgorod;
38.

Valeri Batuev, giornale di Moscow News, Mosca;
39.

Sergei Kalinovski, Moskovskiy Komsomolets, Smolensk;
40.

Vitali Sakhn-Val’da, fotoreporter, della città di Kursk;
41.

Leonid Shevchenko,del giornale Pervoye Chteniye , Volgograd;
42.

Valeri Ivanov, redattore capo del Tol’yattinskoye Obozrenie , nella regione Samara;
43.

Sergei Zhabin, al servizio stampa del governatore della regione di Mosca;
44.

Nikolai Vasiliev, di Cheboksary , Chuvashia;
45.

Leonid Kuznetsov, del giornale Mescherskaya Nov’ , della regione di Ryazan;
46.

Paavo Voutilainen, redattore principale della rivista Kareliya, Kareliya;
47.

Roddy Scott, della Frontline-TV inglese.
48.

Alexandr Plotnikov, del giornale Gostiny Dvor, della città di Tyumen;
49.

Oleg Sedinko, fondatore della Novaja Volna TV e Radio Company, di Vladivostok;
50.

Nikolai Razmolodin, direttore generale della Europroject TV e Radio Company, Ulyanovsk
51.

Igor Salikov, capo del Dipartimento di informazioni di sicurezza dei Moskovskiy Komsomolets, giornale in Penza;
52.

Leonid Plotnikov, della casa editrice “Periodici di Mari-El”, Yoshkar-Ola.
53.

Eduard Markevich, curatore ed editore del giornale locale Novy Reft, a Sverdlovsk. Viene trovato morto, colpito alla schiena. Ha spesso criticato i funzionari locali ed aveva ricevuto minacce prima dell’assassinio.
54.

Vladimir Yatsina, corrispondente di ITAR-TASS, rapito e poi ucciso da un gruppo di Wahhabis in Cecenia
55.

Aleksandr Yefremov, Cecenia. Fotoreporter della Siberia occidentale del giornale Nashe Vremya, ucciso in Cecenia dai ribelli.
56.

Igor Domnikov, dalla Novaya Gazeta, Mosca. Uno sconosciuto assassino lo colpisce ripetutamente alla testa con un martello, all’ingresso del suo palazzo a Mosca. L’assassino non è mai stato trovato.
57.

Sergey Novikov, Radio Vesna, Smolensk. E’ colpito e ucciso nel vano scala del suo appartamento. Ha spesso criticato il governo di Smolensk.
58.

Iskandar Khatloni, Radio Free Europe, Mosca. È ucciso di notte con un ascia nel suo appartamento di Mosca da uno sconosciuto. Khatloni lavorava sugli abusi dei diritti umani in Cecenia.
59.

Sergey Ivanov, Lada-TV. E’ colpito cinque volte alla testa e al torace davanti al suo palazzo. È stato direttore della Lada-TV, la più grande televisione indipendente nel Togliattigrad.
60.

Adam Tepsurgayev, Reuters. Cameraman ceceno, ha prodotto la maggior parte delle riprese Reuters’ dalla Cecenia nel 2000, tra cui gli scatti del ribelle ceceno Shamil Basayev.
61.

Cynthia Elbaum. fotografo per Time magazine, Cynthia èstata uccisa nel corso di bombardamenti russi nel 1994.
62.

Vladimir Zhitarenko, veterano militare corrispondente per le forze armate russe per il quotidiano Krasnaya Zvezda (Stella Rossa), è colpito da due proiettili di un cecchino al di fuori della città di Tolstoy-Yurt, nei pressi della capitale cecena di Grozny.
63.

Nina Yefimova, reporter per il giornale locale “Revival” è stata rapita dal suo appartamento e uccisa insieme a sua madre. Diversi giornalisti a Grozny e a Mosca credono che il suo omicidio sia legato ai suoi articoli sulla criminalità in Cecenia.
64.

Jochen Piest. È ucciso in un attacco suicida da un ribelle ceceno nel villaggio di Chervlyonna, a nord-est della capitale cecena.
65.

Farkhad Kerimov. Autore delle riprese di Associated Press dei “ribelli” della Cecenia. Non è mai stato stabilito il motivo dell’uccisione.
66.

Natalya Alyakina Free-lance corrispondente per la Germania, è uccisa da un soldato vicino alla città meridionale russa di Budyonnovsk.
67.

Shamkhan Kagirov. Reporter per il quotidiano di Mosca Rossiyskaya Gazeta e il giornale locale Vozrozheniye, è colpito e ucciso in un agguato in Cecenia.Tre agenti di polizia locale che viaggiavano in automobile con lui vengono anch’essi uccisi.
68.

Viktor Pimenov. Fatalmente colpito alla schiena da un cecchino posizionato sul tetto di un edificio a Grozny.
69.

Nadezhda Chaikova. Il suo corpo è stato trovato sepolto nel villaggio ceceno di Geikhi bendato e recante segni di percosse. La causa della morte è un colpo d’arma da fuoco.
70.

Supian Ependiyev. Muore in un affollato mercato all’aperto nel centro di Grozny, in un raid che causò l’uccisione o il ferimento di centinaia di persone. Secondo altre fonti, morì due giorni dopo.
71.

Ramzan Mezhidov. Uccisi in un attacco aereo a un convoglio di rifugiati lungo la Rostov-Baku, strada da Grozny a Nazran nella vicina Inguscezia.
72.

Vladimir Yatsina , corrispondente per ITAR-TASS, è rapito e ucciso da un gruppo di Wahhabis.
73.

Roddy Scott. Ucciso nella repubblica russa di Inguscezia. Soldati russi hanno trovato il suo corpo nella regione di Galashki, vicino al confine con la Cecenia, a seguito di una sanguinosa battaglia tra le forze russe e un gruppo di combattenti ceceni.
74.

Magomedzagid Varisov , scienziato politico e giornalista, è colpito a morte nei pressi della sua abitazione a Makhachkala. Aveva ricevuto minacce e aveva chiesto, senza ottenerla, l’aiuto della polizia locale. Sharia Jamaat ha rivendicato la responsabilità per l’uccisione.
75.

Dmitry Krikoryants
76.

Yvan Scopan
77.

Sergei Krasilnikov
78.

Rory Peck
79.

Igor Belozyorov
80.

Vladimir Drobyshev
81.

Aleksandr Sidelnikov
82.

Aleksandr Smirnov
83.

Yuri Soltis
84.

Dmitry Kholodov
85.

Viatcheslav Rudnev
86.

Vladislav Listyev
87.

Vadim Alferyev
88.

Felix Solovyov
89.

Viktor Pimenov
90.

Viktor Mikhailov
91.

Ramzan Khadzhiev
92.

Larisa Yudina
93.

Anatoly Levin-Utkin
94.

Supian Ependiyev
95.

Eduard Markevich
96.

Natalya Skryl
97.

Roddy Scott
98.

Adlan Khasanov
99.

Pavel Makeev
100.

Maksim Maksimov
101.

Andrei Soloviev
102.

Grigol Chikhladze
103.

Stan Storimans



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martedì 31 marzo 2009

La marcia di Mussolini nella politica italiana

Benito MussoliniImage via Wikipedia

Pubblicato venerdì 20 marzo 2009 in Inghilterra

[Independent]

Dopo aver portato la torcia del dittatore per 60 anni, il partito di estremadestra Alleanza Nazionale si unisce al partito di Silvio Berlusconi. È così la fine del fascismo in Italia? Proprio il contrario secondo l’articolo di Peter Popham.

Le fiamme si stanno spegnendo ovunque in Italia. Domani, la fiamma che per più di 60 anni è stata il simbolo della continuità neo-fascista con Mussolini, sparirà dall’orizzonte politico. Alleanza Nazionale, l’ultimo importante simbolo di quell’eredità, sta per “fondersi” con il partito di Silvio Berlusconi, Popolo della Libertà, per fornire al gruppo di governo una identità unica e un singolo capo incontestato.

Il cambio si è fatto aspettare per molto tempo, più di 15 anni. Berlusconi ha rotto il grande tabù della politica italiana del dopoguerra quando, dopo aver vinto la sua prima elezione generale nel 1994, ha incluso quattro membri di Alleanza Nazionale nella sua coalizione.

C’erano dei buoni motivi per cui includere i fascisti e i neo-fascisti era un tabù. Prima di tutto, il loro ritorno dopo che avevano portato la nazione in rovina durante la guerra, era vietato dalla nuova Costituzione, il cui articolo 139 afferma “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.”

Il divieto è stato infranto molto più che osservato dal 1946, quando Giorgio Almirante, il leader del Movimento Sociale Italiano, prese il testimone di Mussolini proprio dove egli l’aveva lasciato alla sua morte e portò il nuovo partito in Parlamento. Tuttavia i neo-fascisti rimasero nel limbo parlamentare, lontani dal potere. Berlusconi ha spazzato via quella inibizione.

Sotto la scaltra leadership di Gianfranco Fini, i “post-fascisti” da allora hanno sempre guadagnato terreno. Alto, con gli occhiali, riservato, l’opposto di Berlusconi in tutti i sensi, il leader di Alleanza Nazionale ha colpito favorevolmente gli Eurocrati con le sue credenziali democratiche quando fu coinvolto per dare una mano a scrivere la nuova Costituzione dell’Unione Europea.

Fini ha fatto di tutto e di più per rompere le connessioni del suo partito con l’anti Semitismo, facendo molteplici visite ufficiali a Israele dove è stato fotografato con la kippah vicino al Muro del Pianto. Durante una visita, nel 2003, addirittura condannò Mussolini e le leggi razziali del 1938 che impedivano agli ebrei di frequentare le scuole e provocarono la deportazioni nei campi di concentramento di migliaia di persone. “Ho davvero cambiato idea su Mussolini” ha detto allora. “E condannare (le leggi razziali) significa assumersene la responsabilità”. Da perfetto statista, queste parole gli si sono incollate addosso.

I membri del partito più tradizionalisti come Alessandra Mussolini, l’affascinate nipote del Duce [N.d.T., in italiano nel testo], erano furiosi e si sono allontanati da AN per formare micro-partiti fascisti per conto loro. Ma alla fine la strategia di Fini ha vinto. Sotto la protezione di Berlusconi, egli è diventato Ministro degli Esteri, vice-presidente del Consiglio e adesso presidente della Camera, un posto più prestigioso del suo equivalente britannico. Da indisputato numero due nel neo formato partito, è anche il suo erede immediato.

I puri e duri [N.d.T, in italiano nel testo], gli elementi fascisti irriducibili, sono rimasti a digrignare i denti e a urlare vendetta. Un gruppo voleva inscenare una cerimonia per sottolineare l’estiguersi della fiamma all’Altare della Patria, il simbolo a forma di torta nuziale che sovrasta Piazza Venezia a Roma. Il sindaco della città, che per ironia della sorte è egli stesso da sempre un post fascista, ha vietato la cerimonia. Ma i duri e puri non si arrenderanno. “Alleanza Nazionale muore, la Destra vive!” dichiarano i volantini diffusi da uno dei partiti di estrema destra, il cui simbolo è formato da una fiamma gigante.

“Oggi col tradimento delle nostre idee, della nostra storia e della nostra identità” grida uno dei loro leader, Teodoro Buontempo, il presidente nazionale del partito La Destra, “abbiamo il dovere di spiegare, ora più che mai, che il nostro partito nacque per assicurare la continuità dei nostri ideali… [Unitevi a noi] per urlare la vostra indignazione contro un potere costituito da irresoluti e persone senza importanza.”

“Le Bande Nere”, un libro d’inchiesta sull’estrema destra di Paolo Berizzi e pubblicato in Italia questa settimana, riporta che “almeno 150.000 giovani italiani sotto i 30 anni vivono seguendo il culto del fascismo e del neo-fascismo. E anche se non tutti, molti lo fanno nel mito di Hitler.” Cinque minuscoli partiti registrati prendono l’1.8% del voto nazionale, cioè hanno tra i 450.000 e i 480.000 elettori. Questi sono numeri significativi, eppure anche sommati non raggiungono lo sbarramento del 4% necessario ad entrare in Parlamento. Secondo questi dati, l’elemento fascista in Italia non è più significativo di quello del Partito Nazionale Britannico in Gran Bretagna: una cosa irritante e imbarazzante che può fare rumore e vincere delle battaglie futili, ma nient’altro.

Nonostante le affermazioni contrarie dei lunatici di destra, lo spegnimento della fiamma fascista non significa che le idee fasciste sono sparite dalla scena politica italiana. Piuttosto è vero il contrario. Quindici anni dopo che Berlusconi ha portato il partito neo fascista all’interno del parlamento, il suo impatto in politica non è mai stato più forte né più sgradevole. Secondo Christopher Duggan, l’autore britannico di “Force of Destiny” [N.d.T., La forza del destino], una elogiata storia dell’Italia moderna, la fusione dei due partiti non segna la scomparsa delle idee e delle pratiche fasciste, ma piuttosto il loro trionfante insediamento. “Questa è una situazione allarmante in molti, molti sensi” afferma.

“La fusione dei partiti significa l’assorbimento delle idee post-fasciste nel partito di Berlusconi … la tendenza a vedere nessuna distinzione morale o anche politica tra coloro che sostenevano il regime fascista e coloro che sostenevano la Resistenza. Così il fatto che il fascismo fosse bellicoso, razzista e illiberale viene dimenticato; c’è un coro silenzioso nella pubblica opinione che sta dicendo che il fascismo non era così male.”

Un esempio del modo in cui le cose stanno cambiando è il trattamento dei veterani della Repubblica di Salò, lo stato fascista fantoccio governato da Mussolini sulle rive del Garda durante l’ultima fase della guerra. Agli ordini di Hitler e con la responsabilità di mandare gli ebrei nei campi di concentramento, Salò era vista dagli italiani nel dopoguerra come il capitolo più nero della storia moderna del Paese.

Eppure costantemente e silenziosamente è stato riabilitato nella memoria italiana. L’ultimo passo, prima del Parlamento, è la creazione di un nuovo ordine militare, il “Cavaliere di Tricolore”, che viene riconosciuto alle persone che combatterono per almeno 6 mesi durante la guerra, sia dalla parte dei partigiani contro i “nazi-fascisti”, sia con le forze della Repubblica di Salò a favore dei nazisti e contro i partigiani, oppure contro le forze sotto il Generale Badoglio a sud. In questo modo, secondo Duggan, viene introdotta un’idea di morale intercambiabile nel dibattito nazionale, mettendo i soldati che lottarono per lo stato-fantoccio nazista “sullo stesso piano morale e politico dei partigiani”.

Duggan confronta il processo del dopoguerra italiano con quello che avvenne in Germania, dove il processo di Norimberga e l’epurazione della vita pubblica sorvegliata dagli Alleati produsse un nuovo panorama politico. Niente di tutto ciò avvenne in Italia. “Non ci fu mai un chiaro spartiacque tra l’esperienza del fascismo e ciò che avvenne dopo. Ciò è in parte colpa degli Alleati che, dopo la guerra, erano molto più preoccupati a prevenire che i Comunisti prendessero il potere. Il risultato di ciò fu che i più anziani nell’esercito, nella polizia e nel sistema giudiziario non furono epurati. Ad esempio, Gaetano Azzariti, uno dei primi presidenti della Corte Costituzionale italiana nel dopoguerra, sotto Mussolini era stato il presidente della corte che aveva il compito di far rispettare le leggi razziali. Inoltre il fatto che gli Alleati non fecero pressioni sull’Italia, riflette una percezione che sussiste ancora oggi: che il revival fascista non deve essere preso seriamente in quanto l’Italia è un “peso leggero”. Mentre se la stessa cosa accadesse in Germania o in Austria, ci si preoccuperebbe molto di più”.

La diffusa sfida alla Costituzione anti-fascista può essere vista nell’abbondanza di partiti ad ispirazione mussoliniana; nelle migliaia di persone che accorrono a Predappio, luogo di nascita di Mussolini, per celebrare la sua marcia su Roma, il 20 ottobre di ogni anno; nei negozi e le bancarelle dei mercatini che continuano a vendere i busti del Duce e altri ricordini fascisti di ogni tipo. Molto più allarmante, dice Duggan, e ciò che sta succedendo al carattere nazionale al di fuori dei riflettori , dove la costante erosione e il discredito delle istituzioni statali gioca a favore di una élite dittatoriale, proprio come fece negli anni ‘20.

“Ciò che è davvero odioso non è solo la riabilitazione sistematica del fascismo ma lo sgretolamento di ogni aspetto dello stato, per esempio la Giustizia, con il risultato che le persone sentono il bisogno di buttarsi fra le braccia di un uomo che credono possa sistemare le cose. Si creano delle relazioni molto personali con il leader, infatti nel caso di Mussolini egli riceveva 2000 lettere al giorno da persone che gli chiedevano di essere aiutate. Se lo stato non funziona, si dà completa fiducia ad un uomo che possa alzare il telefono e risolvere i problemi. È così che il liberalismo è scomparso negli anni Venti, con la costante diffamazione del parlamento cosicché alla fine non ci fu neanche la necessità per Mussolini di abolirlo, lui semplicemente lo ignorò. Qualcosa di molto simile sta succedendo oggi in Italia.”

[Articolo originale di Peter Popham]


Italia dall'Estero
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lunedì 30 marzo 2009

Alitalia: Sindacati Chiedono Incontro e Blocco Trasferimenti

(ASCA) - Roma, 27 mar - Un incontro urgente con l'azienda e il blocco dei trasferimenti della linea tecnica. Queste le richieste di Filt-Cgil, Fit (A047370.KQ - notizie) -Cisl, Uiltrasporti e Ugl trasporti inviate in una lettera al Direttore delle Risorse Umane di Alitalia (Milano: AZA.MI - notizie) , Distefano e al Direttore delle Relazioni Industriali, G. Depaoli. ''In relazione alla vostra unilaterale decisione di inviare lettere di trasferimento senza alcuna intesa tra le parti - si legge nella lettera -, al personale della linea tecnica, e in considerazione del clima di forte tensione esistente siamo a richiedervi di sospendere tale iniziativa e di programmare urgente incontro sulla materia''.
Alitalia: Sindacati Chiedono Incontro e Blocco Trasferimenti

giovedì 26 marzo 2009

Saviano: «Silenzio colpevole che non permette al Paese di capire»

nel suo monologo sulla forza della scrittura a «Che tempo che fa»

La dura requisitoria dello scrittore di «Gomorra» che mette sotto accusa i giornali locali

Lo scrittore Roberto Saviano e Fabio Fazio (Omega)
Lo scrittore Roberto Saviano e Fabio Fazio (Omega)
MILANO - È una guerra quella che si sta combattendo nel sud che uccide una, due, tre persone al giorno, tutte vittime di camorra. Roberto Saviano nel suo monologo sulla forza della scrittura a «Che tempo che fa» lo ha voluto ricordare denunciando che «tutto questo vive di un silenzio spesso colpevole perché non permette al Paese di capire cosa sta succedendo».

I GIORNALI - È una requisitoria, la sua, che prende spunto dai titoli dei giornali locali, dal modo in cui parlano dei boss, chiamandoli col soprannome, nel modo in cui dicono quello che loro pensano, facendo da cassa di risonanza. Raccontano questi giornali ciò che accade tutti i giorni «qualcosa che ha a che fare con la guerra e che ogni tanto ci raggiunge quando si sparge molto e ci sono grandi tragedie». Altrimenti i due o tre morti di ogni giorno «la cronaca nazionale li ignora».

POLITICA - Non solo però dei giornali ha parlato Saviano ma anche della politica che non parla di crimine organizzato perché «ha paura di affrontare l'argomento perché teme che sia perdente». «La cosa più grave che può fare la politica - ha aggiunto - è il silenzio. La cosa più grave che possono fare gli elettori è scegliere il silenzio». Quando la camorra, infatti, secondo lo scrittore che da 895 giorni vive sotto scorta per il suo libro-denuncia «Gomorra», uccide «non lo fa con le pallottole ma con la diffamazione».

FASTIDIO PER LE ACCUSE DI ESSERMI ARRICCHITO - È una «accusa ingiusta» quella fatta a Roberto Saviano di essersi arricchito con il suo libro Gomorra. Saviano ha parlato di un vero e proprio «fastidio per l'accusa». «Sono i lettori - ha detto - che mi danno la possibilità di vivere e pagare gli avvocati». Ha però aggiunto che è vero che lui cerca di raggiungere il maggior numero di persone possibili. Lui stesso si è definito «un'operazione mediatica» per far arrivare le informazioni al numero più alto di persone possibili. Parlando delle accuse di plagio, ha invece citato l'intervista che fece con Enzo Biagi. «Lui mi disse - ha ricordato - "sei arrivato davvero quando fanno un falso del tuo libro e ti accusano di plagio" e io ce li ho tutti e due».

IL VOTO - Non bisogna fare una scelta fra Destra e Sinistra al momento del voto ma scegliere la parte «legalitaria» di qualsiasi partito si intenda votare. In vista delle elezioni del 6 e 7 giugno Roberto Saviano ha dato questa indicazione a chi voterà. «Agli elettori - ha detto - mi va di dire di non cambiare idea ma scegliere secondo la tradizione legalitaria della propria parte». Saviano considera il fatto che partiti di tutto l'arco costituzionale e anche extra costituzionale gli abbiano chiesto di intervenire, «un segno che sono stanchi di vedere la battaglia di mafia come di parte».


25 marzo 2009(ultima modifica: 26 marzo 2009)


Corriere della Sera

mercoledì 25 marzo 2009

Uomo si dà fuoco in Campidoglio

Ricoverato all'ospedale sant' Eugenio. Un amico: «Era disperato perché senza lavoro»

La bottiglia utilizzata dall'uomo per cospargersi di alcol (Benvegnù-Guaitoli)
La bottiglia utilizzata dall'uomo per cospargersi di alcol (Benvegnù-Guaitoli)
ROMA - Un uomo, V.C., 39 con precedenti penali per rapina e altri reati gravi, si è dato fuoco in piazza del Campidoglio a Roma. Ancora ignoti i motivi del gesto, anche se probabilmente si legano al disagio sociale e alla mancanza di un lavoro. «Sono disperato» avrebbe detto ai soccorritori, prima di essere ricoverato al centro grandi ustioni dell' ospedale sant' Eugenio, non in gravi condizioni, ma con ustioni sul 10% del corpo.

«SONO UN DISOCCUPATO» - «Sono un disoccupato, il mio era un gesto dimostrativo» ha poi detto l'uomo ai medici del reparto grandi ustionati dell'ospedale Sant'Eugenio dove è ricoverato. Secondo quanto affermano fonti mediche l'uomo avrebbe ustioni di secondo e terzo grado alla nuca e alle orecchie. Le condizioni generali sono comunque buone.

I PRIMI SOCCORSI - L'uomo si era cosparso di liquido infiammabile e si è dato fuoco. A intervenire immediatamente sono stati i carabinieri dell' antisabotaggio e dell' unità cinofile che stavano effettuando una bonifica dell' area antistante il palazzo senatorio in previsione della visita dei Reali di Svezia in Campidoglio. C'era stato un altro precedente simile in Piazza Navona il 9 giugno scorso, quando un altro pregiudicato napoletano si diede fuoco e poi si gettò nella fontana.

DISPERATO PER LA DISOCCUPAZIONE - Ricoverato al S.Eugenio è stato raggiunto da un amico, Celestino, che ha confermato la versione dell'uomo. «Era disperato, non riusciva a trovare lavoro e per questo martedì aveva già minacciato di darsi fuoco - dice l'amico - poi stamattina alle sei l'ho visto, mi ha salutato, mi ha detto "ci vediamo dopo", aveva gli occhi pieni di rabbia». Proprio martedì, racconta la sua compagna Paola, gli era stato comunicato che non avrebbe percepito alcun indennizzo di disoccupazione dopo il licenziamento dalla cooperativa di servizi dove lavorava fino allo scorso ottobre.


25 marzo 2009


Corriere della Sera

sabato 21 marzo 2009

Mafie; Duomo di Napoli gremito per veglia di 'Libera'

Mafie; Duomo di Napoli gremito per veglia di 'Libera'
Napoli, 20 mar. (Apcom) - La cattedrale di Napoli era gremita e, in più occasioni, sono partiti applausi in ricordo delle vittime innocenti di mafia e camorra. È durata circa due ore la veglia presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo del capoluogo campano, e concelebrata con altri sacerdoti tra cui don Luigi Ciotti, 'anima' dell'associazione Libera. "Questa chiesa affollata testimonia che noi non ci arrendiamo - ha detto Sepe dall'altare - e che chi è stato ucciso continua a vivere, siamo qui riuniti per fare memoria e per non dimenticare. Ai colpevoli - ha proseguito il cardinale - dico convertitevi perchè verrà il giorno del giudizio universale". Tra i banchi tante persone comuni, ma anche i parenti di cinquecento vittime innocenti uccise dalla criminalità organizzata. Nomi che sono stati scanditi ad uno ad uno prima dell'inizio della celebrazione. In prima fila il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, il segretario del Pd, Dario Franceschini, il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, il presidente della Provincia di Napoli, Dino Di Palma, il segretario regionale del Partito democratico, Tino Iannuzzi, e altri parlamentari campani. Ma anche rappresentanti del sindacato e numerosi giovani, soprattuto scout che, ai piedi dell'altare, hanno ascoltato seduti a terra e con lunghi striscioni le parole pronunciate durante la veglia. Momenti di commozione, anche, da parte dell'arcivescovo di Napoli quando il padre di don Peppino Diana, il sacerdote trucidato dalla camorra a Casal di Principe 15 anni fa, ha consegnato la stola del figlio al cardinale Sepe. Applausi scroscianti per ricordare un prete che è stato ucciso dalla camorra proprio nella sua parrocchia. "Ti ringrazio - ha detto don Ciotti rivolgendosi al cardinale Sepe - perchè ci siamo sentiti accolti in questa chiesa. C'è sempre tanta, tanta fatica ma anche tanta speranza in ognuno di noi ogni giorno. Ogni volta che guardiamo negli occhi chi ha perso i propri cari è dura, ma dobbiamo 'salire sui tetti ad annunciare parole di vita' così come diceva don Peppino Diana". Ma don Ciotti ha anche avuto parole per Napoli che domani ospiterà la manifestazione nazionale in memoria delle vittime delle mafie promossa proprio da Libera. "Napoli è una città forte e amara, con tanti problemi ma generosa e coraggiosa e non saranno pochi gruppi criminali a metterla in ginocchio. Diamoci da fare tutti insieme. E cerchiamo di ricevere una 'pedata' da qualcuno che è in alto. Forse - ha concluso don Ciotti - San Gennaro ci può essere di aiuto...". E di Napoli ha anche parlato il primo cittadino partenopeo Rosa russo Iervolino che ha auspicato che il lungomare di Napoli, sul quale domani sfileranno migliaia di persone diventi "per sempre un emblema della volontà di questa città ad essere civile. Una città che rifiuti la sopraffazione e che stia dalla parte della giustizia e della legalità. La camorra - ha detto ai giornalisti il sindaco - è frutto di violenza, ma prolifera in un mondo dove miseria e povertà sono purtroppo ampie, se fossimo a Trento o a Trieste la situazione sarebbe molto più facile. Non è che i napoletani sono più malavitosi di altre popolazioni ci sono qui - ha concluso - situazioni più povere e più disperate


APCOM

venerdì 27 febbraio 2009

Epifani: temo svolte autoritarie contro la libertà dei lavoratori

Epifani: temo svolte autoritarie contro la libertà dei lavoratori

ROMA - "Sul diritto di sciopero non ci possono essere ambiguità, mentre Berlusconi sta imboccando la strada sbagliata, pericolosa per il sistema democratico, per le libertà delle persone, e per l'alterazione che può determinare nei rapporti tra imprese e lavoratori. Oggi interviene nel nome dei cittadini-utenti, domani potrebbe fare la stessa cosa in tutti i settori. Ma allora sarebbe il diritto stesso a essere compromesso". Ecco perché il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, chiede al governo di trasformare la legge delega del ministro Sacconi in un disegno di legge. Sarà così il Parlamento a riappropriarsi pienamente della sua potestà legislativa e ai sindacati sarà data la possibilità di un confronto.

Innanzitutto ci dica se lei è a favore o contro una nuova legge sullo sciopero nei trasporti.
"Guardi, se si volesse fare seriamente si dovrebbe cominciare con una verifica attenta, di governo e sindacati, su come ha funzionato l'attuale legge sugli scioperi nei servizi pubblici. Bisognerebbe distinguere caso per caso, in modo da intervenire, per proteggere i cittadini, là dove effettivamente ci sono stati abusi. Su una materia come questa non si possono fare operazioni né ideologiche né autoritarie".

Non è esagerato parlare di "operazione autoritaria"? Mica è vietato aggiornare la legge sugli scioperi, né attuare l'articolo 40 della Costituzione.
"Mi ha allarmato non poco il fatto che, sia pure per ipotesi, sia balenata l'idea di una legge per limitare il diritto di sciopero nel settore privato. Questo sarebbe un intervento che limiterebbe esclusivamente lo spazio di azione del sindacato e dei lavoratori".

Repubblica.it